FORUM UNESCO: IL PIANETA IN PERICOLO
Report BIelleseGreen oggi vi porta a scoprire cosa è emerso dal Forum Unesco svoltosi a Città Studi venerdì 20 e sabato 21 alla presenza di illustri relatori e personalità d’eccezione: l’acqua, il tema centrale del convegno fa emergere che il pianeta è in pericolo a causa dei cambiamenti climatici.
A Biella per due giorni, la città creativa Biella Unesco ha parlato di ambiente, energia, imprese sostenibili. Biella e il Biellese, come in Italia, oggi vivono un cambiamento epocale dovuto ai cambiamenti climatici che mettono a rischio il nostro futuro
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Al Forum le analisi dei docenti Kaser ed Erbetta e di Morelle (Alpi)
Il Forum Unesco snobbato dai biellesi sui temi del futuro
Se non si cambia, il pianeta è finito. 10 anni per agire e nuovi stili di vita
E per l’acqua consumi da ridurre e perdite da sanare: il 30% della risorsa è sprecata. Dietro l’angolo un affare da 1,6 miliardi per Biella, Vercelli e Casale
Biella è virtuosa per consumi idrici domestici: circa 125 litri al giorno per abitante. Ma lo è molto meno per la dispersione: un terzo dell’acqua immessa nella rete se ne va in mille rivoli. Insomma, ha un bel problema per il futuro, quel futuro che secondo Georg Kaser – uno dei relatori del Forum Unesco – è a rischio per il pianeta: «Abbiamo 10 anni per ridurre le emissioni e limitare il riscaldamento globale, altrimenti…». Un futuro per il quale – ha ricordato venerdì l’assessore Unesco di Biella Barbara Greggio – «è necessario un cambiamento dell’approccio culturale per il quale noi, Città Creativa Unesco, ci battiamo». Peccato che la partecipazione al Forum sia stata molto limitata.
A parte l’evento dove protagonista era la star dell’alpinismo Reinhold Messner e la sfilata di moda della sera di venerdì, il resto degli eventi con testimonial di un certo prestigio è stato snobbato non solo dalla gente, ma anche dagli stakeholder: autorità, politica e via discorrendo. Ragioni che andranno indagate, ma che sono la spia di un disinteresse che lascia di stucco. Anche perché ascoltare Kaser – professore di ricerca sul clima e la criosfera a Innsbruck -, Fabrizio Erbetta – docente di gestione del sistema idrico all’Università del Piemonte Orientale – e Nathalie Morelle – segretario generale della Convenzione delle Alpi – aiuterebbe a responsabilizzarci di fronte ad un’apocalisse annunciata.
Ne sono consapevoli la Camera di commercio, che con il vicepresidente Alessandro Ciccioni invita «ad un approccio scevro da ideologie e populismi nell’affrontare con forza i temi della sostenibilità e della conservazione delle risorse», e la Fondazione Cassa di risparmio di Biella, che con il vicepresidente Cristiano Gatti ricorda che il perimetro dell’azione è quello dell’Agenda Onu 2030 entro i cui obiettivi si muove anche Biella-Unesco, «un valore da custodire e rafforzare».
Ebbene Kaser e gli altri relatori hanno insistito sulla necessità di «abbracciare il cambiamento» attraverso azioni per la riduzione delle emissioni di CO2, per tutelare le biodiversità e salvaguardare la qualità della vita.
Tutti hanno indicato nella strada della cooperazione, delle fusioni, del lavoro in rete la ricetta per ottenere risultati apprezzabili al 2030, termine ultimo entro il quale le generazioni al comando possono intervenire. Kaser ha raccontato – studi e grafici alla mano – come lo scioglimento irreversibile dei ghiacciai alpini e del mondo intero corre di pari passo con l’innalzamento del livello dei mari: con l’attuale tendenza e senza azioni per invertire la tendenza sarà di 1 metro in più al 2100, col 40-60% di perdita dei ghiacciai stessi, e dai 3 ai 15 metri in più nel 2300. Buona parte delle aree attorno ai mari, Mediterraneo compreso, saranno invivibili per l’umanità con l’aumento contestuale di 4 gradi delle temperature medie. «Uno scenario drammatico – dice Kaser – che toccherà soprattutto i bambini che nascono in questi anni che si troveranno a vivere un mondo sempre più abitato e senza poter più invertire il trend. Abbiamo 10 anni non di più – è stato il suo appello – per cercare di avvicinarci il più possibile alle zero netto di emissioni». Imperativo: «Cambiare stili di vita e produzione».
Scuola e imprese sembrano aver capito l’antifona: due segmenti sociali che si stanno muovendo in questa direzione all’insegna delle tante iniziative educative e didattiche e della sostenibilità nelle produzioni, in particolare nel settore laniero biellese.
Tornando all’acqua, che era il tema del Forum, vanno dettagliati i dati sulla città di Biella (OsservaBiella 2023). I consumi idrici per uso domestico: 131 litri al giorno per abitante nel 2019, 125,8 nel 2020, 124,8 nel 2021. E, mentre in città c’è una leggera flessione, segno di un’attenzione tendenziale nel tempo ai consumi, le medie piemontesi salgono: 156,5 litri abitante al giorno nel 2019, 158,58 nel 2020 e 160,47 nel 2021, cioè il 25% in più di Biella, più virtuosa. Il dato medio europeo è di 165 litri/giorno, mentre quello italiano è disastroso: 220 litri/giorno.
Al contrario, la rete idrica di Biella è più «bucata» di quelle piemontesi: la dispersione di acqua immessa in rete per usi domestici, agricoli e industriali era del 25% nel 2019, del 25% nel 2020 e del 34% nel 2021. I valori medi dei capoluoghi piemontesi: 28,4% nel 2019, 30,7% nel 2020 e 30,2% nel 2021.
Sul tema il professor Erbetta ha perorato la causa degli investimenti per evitare le dispersioni che, oltre alle abitudini, sono la causa maggiore dei limiti all’uso responsabile di una risorsa senza la quale la vita è perduta. «Più efficienza, integrazione delle fasi di prelievo, sfruttamento e trattamento dei reflui – ha detto -: risultati che si possono ottenere con le economie di scala, attraverso fusioni dei piccoli consorzi di gestione in enti o aziende più attrezzate».
Quasi un assist all’operazione in corso di accorpamento dei gestori pubblici dell’Ambito Biella-Vercelli-Casale, che hanno creato, 4 su 5, la società BVC Acque, iniziativa propedeutica all’affidamento della gestione per 30 anni dei servizi idrici e della risorsa acqua. Un affare da 1 miliardo 600 milioni di Euro che fa gola anche alle multinazionali e che sta dividendo gli attori pubblici sul campo.
Roberto Azzoni
INTERVISTA ESCLUSIVA A REINHOLD MESSNER
Messner parla di nucleare, invasi e «turismo»
Alpinismo 4.0. Non è più lo sport che amava la natura
Al campo base trovi Tv satellitare e sauna e sotto la vetta ti porta lo sherpa o l’elicottero
Reinhold Messner ci accoglie nella sala stampa allestita a Città Studi, in occasione del Forum sulle Città Creative 2023. Il tema del convegno è centrato sull’acqua ma è sulle condizioni del pianeta in generale che ci interessa sentire il parere dell’alpinista trentino, protagonista di scalate memorabili che hanno segnato la storia dell’alpinismo «romantico».
Era il 16 Ottobre del 1986 quando lo scalatore, allora poco più che quarantenne, raggiungeva gli 8.516 metri del Lhotse – quarta montagna più alta della terra – completando così la scalata di tutti i 14 ottomila, ovvero le vette sopra gli 8mila metri.
Messner è autore di numerosi libri, dove racconta le sue imprese e trasmette i valori della montagna e dell’alpinismo che ha sempre praticato. Tra i più noti, ricordiamo: «Everest solo. Orizzonti di ghiaccio»; «La montagna a modo mio»; «Noi, gente di montagna»; «Salviamo le montagne»; «Tempesta sul Manaslu. Tragedia sul tetto del mondo». Nel 2022 è stato ripubblicato «Ritorno ai monti». La prima edizione risale a più di cinquant’anni fa, poco dopo la tragedia del 1970 sul Nanga Parbat in cui perse la vita il fratello Günther.
A Messner abbiamo posto alcune domande.
– Il pianeta è in pericolo? Dobbiamo essere catastrofisti o vede qualche possibilità di cambiamento.
«Il clima è indubbiamente cambiato – ha risposto Messner – e le responsabilità dell’uomo sono evidenti. Drammatico è il caldo globale, del quale gli uomini sono responsabili. Duecento anni fa nell’industria era tutto possibile e si sviluppava solo utilizzando energia che costava poco e questo ha decretato due secoli di successo industriale. I giovani dicono che, in questo modo, è stato distrutto il mondo. I giovani hanno ragione, ma duecento anni fa non sapevano che fosse un problema e che si procurassero i danni che oggi le nuove generazioni denunciano. Nessuno, allora, si sarebbe sognato sit-in di protesta contro l’impiego del carbone, ad esempio. La cultura è l’unico strumento che ci aiuterà a cambiare le cose».
– Che cosa ne pensa dell’utilizzo del nucleare, meno inquinante ma ritenuto ancora troppo pericoloso.
«Il nucleare è un problema anche per me – continua Messner -. Sessanta, settant’anni fa non si poteva parlare di nucleare. Oggi è diverso, perché molti Paesi confinanti con il nostro ce l’hanno e caso mai succedesse qualcosa di grave colpirebbe tutti».
– Abbiamo un ministro, biellese, che ha proposto Torino come sede di una centrale e sta accelerando su questo tema.
«E’ un fatto prettamente politico – continua Messner -, di grande importanza, ma deve essere affrontato, insieme, da tutti i Paesi europei, non solo singolarmente. Noi dobbiamo però sfruttare anche le fonti che ci vengono date dalla natura: il sole, il vento».
– Nel Biellese si trascina da anni una polemica sull’ampliamento di una diga, per assicurare sufficienti quantità di acqua alle risaie. L’alternativa, secondo gli amministratori e la popolazione di quei luoghi che si sono dichiarati contrari, è la costruzione di piccoli invasi.
«Premesso che nessuna diga è mai crollata in Italia, e che il più grande disastro – quello del Vajont – è stato causato da una porzione di montagna che è franata dentro il bacino artificiale, sono personalmente favorevole ai piccoli invasi. E’ un sistema che nel Trentino viene adottato per l’irrigazione dei terreni destinati a frutteti».
– Lei è uno dei più famosi scalatori al mondo. In una sua dichiarazione ha detto che l’approccio alla montagna è profondamente cambiato negli ultimi anni. In che cosa consiste la differenza?
«Oggi il 90% degli sportivi vanno in palestra. Sono giovani molto bravi. Gli altri, quelli che vanno in alta quota, utilizzano piste già preparate e hanno tutti gli aiuti possibili. Qualcuno si fa portare addirittura in elicottero. In alcuni casi, il campo base viene allestito con TV e sauna. E’ uno sport che è diventato molto costoso, diverso da quello che affrontavamo noi. Tutto legittimo, portano anche soldi alle comunità sherpa, ma non chiamatelo alpinismo. E’ diventato una forma di turismo, diverso dall’alpinismo tradizionale, che io cerco di raccontare andando in giro per il mondo».
Marziano Magliola
INTERVIENE IL MINISTRO GILBERTO PICHETTO FRATIN
La sfida sull’acqua per l’Italia è un grande Piano del Territorio
Come si inserisce il discorso sul valore e la cultura dell’acqua e dell’ambiente, filo conduttore del Forum Biella Creative Cities, nell’agenda programmatica del governo?
A spiegarlo il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin.
La situazione idrica. «Ci troviamo avere una media che era di 112/115 giorni di pioggia all’anno ridotta a 85 giorni, ma il quantitativo resta sempre lo stesso – ha affermato il Ministro -. Si hanno così tanta siccità e tanti alluvioni, carenza e abbondanza di risorse. Un problema colossale che dobbiamo affrontare con una serie di opere: prima, la raccolta dell’acqua piovana ha senso sia per il fronte idrico, come gli acquedotti, che irriguo, ma anche per evitare problemi a valle secondo una regimentazione delle acque».
Le azioni. «Questo va a fianco di una serie azioni come il Sistema Idrico Integrato, in un Paese in cui si hanno ben 2.391 gestori – ha affermato Pichetto -. Ecco, noi non possiamo pensare di fare grandi investimenti di manutenzione straordinaria e di rinnovo del sistema idrico attuale con una miriade di piccoli soggetti. Occorre, perciò, ridurre il numero dei soggetti gestori a 100 o 150. Tutto questo deve fare il paio con il riassetto del territorio: 7 milioni di italiani vivono in aree a rischio e 1 milione e 300mila ad alto rischio di frana. Stiamo investendo in 600 progetti in corso, tramite Pnrr, e si va avanti sul quadro delle programmazioni stilate da Regioni e Autorità di Bacino, ma è una goccia, pochissimo. La sfida è fare un grande Piano del Territorio, individuare grandi aree di laminazione e di esondazione per evitare disastri. Ho poi depositato 361 azioni come Piano sul Cambiamento Climatico, che include acqua, aria ed energia. E la sfida mondiale, parlando di acqua, è la mitigazione, che impone di agire sull’emissione di CO2. A tal proposito, qualcuno pone la questione: ma dall’Europa dipende solo il 9,5 per cento delle emissioni mondiali e dall’Italia solo lo 0,8 per cento, lo facciano gli altri. Io credo che come Paese che non dispone di materie prime si debba offrire capacità di fare bene. Sarà per noi un brand in più, veicolo di benessere per il futuro».
Giovanna Boglietti
IL RESOCONTO DELLE CITTÀ CREATIVE UNESCO
Bibipolitana, Decumano Carbon Free e l’ex lanificio riconvertito a centrale idro-elettrica. Sono tante le azioni messe in campo dalle città creative presenti al Forum
Le Città Creative Unesco come rete di congiunzione di componenti territoriali e di comunità locali, nazionali e internazionali.
Quali azioni sono state messe in campo nel segno della creatività come fattore strategico del proprio sviluppo sostenibile?
A questa domanda hanno risposto alcune tra le Città Creative ospiti al Forum.
Carrara. L’assessore Gea Dazzi da Carrara, Città Creativa legata all’estrazione del pregiato marmo o oro bianco delle Alpi Apuane, ha puntato l’attenzione «sull’oro blu delle Apuane, cioè l’acqua in quanto Geoparco Unesco dal 2015. Le Alpi Apuane sono, infatti, un’enorme e preziosa riserva di acqua in gran parte potabile, che si manifesta attraverso il carsismo apuano. Abbiamo avviato, quindi, il progetto Alda, ovvero Acqua Libera delle Apuane, che prevede la mappatura delle fontane storiche monumentali volute da Alberico Malaspina nel 1500 come prima forma di arredo urbano e realizzate da maestranze locali. E vi abbiamo abbinato una fiaschetta con Qr Code da usare per intercettare queste aree di approvvigionamento libero e gratuito. Ricordo che la funzione delle fontane, per alcuni uno spreco se prive di rubinetto, è quella di far diminuire la pressione in certi punti degli acquedotti e di purificare l’acqua, evitando sedimentazioni e ristagni».
Como. L’assessore Enrico Colombo e Maurizio Moscatelli, presidente dell’Acquedotto Industriale del Lago di Como, hanno illustrato invece il progetto Essere Crescere Città Creativa. Al centro, la vocazione di città serica di Como, che si fonda su un legame intimo con l’acqua. «Questo legame tra tessuto produttivo e natura ha portato a fortissimi mutamenti urbani», ha spiegato Colombo. E Moscatelli ha illustrato la razionalizzazione dell’approvvigionamento idrico attraverso la funzione dell’Acquedotto Industriale, che costruisce una presa di acqua dal lago per portarla alle aziende. «Parliamo di fino a 1.400 litri al secondo, attraverso un serbatoio interrato, poi dal serbatoio ragno l’acqua fluisce in due condotte che alimentano le utenze con serbatoi di accumulo e si ricongiungono formando un anello. L’Acquedotto Industriale garantisce vantaggi economici alle aziende: risparmio energetico, perché l’acqua del lago è più calda rispetto a quella di falda, telecontrollo e telerilevamento. Ma il concetto di responsabilità non nasce oggi e noi apprezziamo l’avvedutezza che una classe dirigente ha saputo esprimere negli anni ’70. Parliamo di impianti datati, ma continuamente aggiornati e manutenuti. Il prossimo obiettivo da raggiungere in 48 mesi riguarda la riduzione di Pfas e microplastiche nell’acqua e nei fanghi di scarico e il riutilizzo dell’acqua evitando di reintrodurre i microinquinanti nei processi produttivi».
Fabriano. L’assessore Maura Nataloni ha presentato così la sua Città Creativa: «Fabriano nasce su un fiume e sul fiume nasce il foglio di carta. La carta è l’elemento sostenibile dal minore impatto ambientale, oggigiorno che viene industrializzata e prodotta con macchinari questo avviene a impatto ambientale zero, mirando alla decarbonizzazione completa. Le industrie, in altre parole, si sono adeguate e si mira a ridurre il consumo di acqua ed energia. D’altro canto, Fabriano continua a produrre anche carta fatta a mano e per acquarello, quest’ultima con materie naturali come il cotone». Non solo carta, però: «Fabriano ha un’industria metalmeccanica che oggi studia progetti per macchinari di impatto ambientale minimo e il nostro Piano Strategico di Sviluppo prevede di creare un museo internazionale della carta in cui accogliere preziosi documenti storici affinché la nostra memoria storica sia base di innovazione e di sviluppo futuro, con tema di fondo la sostenibilità».
Pesaro. L’assessore Daniele Vimini da Pesaro, Città Creativa per la Musica e Capitale della Cultura Italiana 2024, ha affermato: «Per il contrasto al riscaldamento globale, Pesaro presenta due azioni: la Bicipolitana cioè una rete di piste ciclabili che, con colori diversi di linee, ha ridotto l’uso dell’auto, e il Decumano Carbon Free, un anello di condensazione per il riscaldamento del centro storico in maniera sostenibile che permette di allacciare edifici pubblici e privati». Non solo, Vimini ha citato anche «l’ex lanificio Carotti di Fermignano, riconvertito in una delle prime centrali idroelettriche e che manda avanti il paese».
Dal mare, Soldini.
Citiamo, infine, l’intervento del velista Giovanni Soldini dal suo trimarano Maserati che va a energie alternative e sabato si trovava nelle acque di Hong Kong, impegnato in un progetto di rilevazione della salute di mari e oceani: «Per il nostro territorio, sono stati persi molti anni per colpa della difficoltà di fare le cose per questioni burocratiche soprattutto. Noi dobbiamo impegnarci sull’efficenza energetica rinnovabile e meno emissioni di CO2 e bisogna che ci mettiamo al passo con i tempi: folle che l’Italia indietro sull’eolico. Il nostro Mediterraneo ha la febbre, un riscaldamento veloce che non ci si aspettava e va risolto alla svelta. Inoltre, occorre ridurre l’uso della plastica per produrre oggetti monouso, pensati non per durare nel tempo».
Giovanna Boglietti
IMPRESE SOSTENIBILI
Frenare importazione di prodotti a basso costo che qui hanno un impatto ambientale
di Giovanna Boglietti
Se si parla di imprese e sostenibilità, molto valgono le buone pratiche. Ecco la testimonianza al Forum di Alessandro Barberis Canonico della Vitale Barberis Canonico.
La strategia. «L’acqua, per noi, non è solo legata alla produzione: ci consente di distinguere il nostro prodotto. Quanto alla sostenibilità, va detto che è un percorso, cominciato nel 1982. Nel 2001 abbiamo rinnovato la tintoria, che si è fatta automatica e con un minor uso di composti chimici e di acqua nei processi. Nell’86, il recupero dell’acqua nel finissaggio, recupero termico che riduce anche l’emissione di CO2. Il 2019 è stato l’anno dell’energia elettrica da fonti rinnovabili, poi sono stati scelti materiali chimici per tingere a basso impatto ambientale. Nel 2016, l’acqua riciclata è arrivata al 28 per cento. E intendiamo migliorare ancora».
Qualità del prodotto. Alessandro Barberis Canonico ha però voluto precisare: «Il nostro prodotto ha un lungo ciclo di vita, almeno una decina di anni, ed è fatto in lana, materia biodegradabile. In più, lavoriamo sulla tracciabilità con tutti i dati di impatto ambientale possibili. Dunque, collegandomi a quanto affermato dal Ministro Pichetto, vorrei puntualizzare che è inutile che diciamo che l’Europa produce solo il 9 per cento di CO2. Noi importiamo molti prodotti che i temi di tracciabilità non li rispettano: occorre una regolamentazione e una tassazione, perché i prodotti importati di basso costo hanno poi un impatto ambientale qui».
LA PROTAGONISTA FORUM UNESCO
Barbara Greggio: «Un grande prestigio per la città»
di Michele Porta
Barbara Greggio, assessore al Comune di Biella da anni si occupa di «Biella Città creativa Unesco» e coordina le Città creative piemontesi, a partire da Torino (Città Unesco per il design), e Alba (Città Unesco per la gastronomia).
Nella veste di assessore Unesco, venerdì e sabato scorso ha organizzato a Biella il Forum 2023 delle città creative con un tema ben preciso: l’acqua.
«Per Biella - ci dice Greggio - queste due giornate hanno un significato importante. Oggi abbiamo tutti lo stesso obiettivo: adottare un cambiamento culturale capace di incidere sulla modalità di consumo e sugli stili di vita dei cittadini, allineandoci alla visione internazionale dell’acqua come risorsa da valorizzare sempre più in modo massiccio. Occorre ripensare anche gli investimenti nell’idrico: resilienza, tariffa e impatto ambientale. Rappresentanti ed esperti del mondo idrico ed universitario, amministratori e imprenditori, si confronteranno sul Green public procurement e sul servizio idrico integrato, acque meteoriche, regolazione economica dei settori pubblici, sviluppo ambientale e sviluppo energetico. Il Biellese è sede di un distretto manufatturiero tessile di eccellenza internazionale che dalla cultura d’impresa e del lavoro, all’artigianato, all’industria globale, è coerente con il nostro cluster creativo Unesco Craft and Folk Art. A Biella puntiamo alla sostenibilità, al green ed al mantenimento della tradizione tessile attraverso la formazione, la congressualità, la fieristica , l’innovazione tecnologica e la ricerca». Un convegno di grande interesse che, però, ha visto l’assenza dei biellesi.