UN INCUBO LUNGO CINQUE ANNI

Oggi vi portiamo a scoprire tutti i numeri della demografia in piemonte e a Biella. I dati per i prossimi 16 anni sono spaventosi: il Biellese rischia di scendere sotto i 150mila abitanti e Biella sotto i 41mila.

Nel Biellese siamo 168.707 di cui il 52% donne. I residenti stranieri sono 10.030 – dato stabile negli ultimi anni – con una percentuale di donne elevata (il 54%), ma con una significativa percentuale di 0-17 anni del 17%, più alta di diversi punti rispetto a quella della popolazione autoctona. Il dato complessivo è tuttavia pari al 5,94% della popolazione, il più basso del Piemonte (dato medio 9,76%).
Il tasso di natalità viaggia attorno al 5 per mille abitanti (2023) col Piemonte al 6 e l’Italia quasi al 7; quello di mortalità al 15,8 per mille (13,8 Piemonte e 12,1 Italia) ed era il 13 per mille nel 2013. L’età media della madre al primo parto nel 2022 era di 32,6 anni (era 31,5 nel 2013) in linea col resto d’Italia e il numero medio di figli per donna è di 1,09 (Piemonte 1,22 e Italia 1,24. La città di Biella – basta vedere le tabelle in queste pagine – non è altro che lo specchio di questi dati e non potrebbe essere altrimenti.

L’inverno demografico è, dunque, il vero problema di Biella e del Biellese perché manifesta numeri più significativi che altrove, tant’è che qualcuno si è spinto a suggerire di far diventare la città un laboratorio sperimentale per una realtà che – a torto o a ragione – anticipa il futuro in tutto il Paese.
Le profonde crepe del sistema che non regge più sono due: la demografia e il mercato del lavoro. La prima, con la denatalità e l’invecchiamento, causerà, nei prossimi tre decenni, un raddoppio del rapporto tra il numero dei pensionati e quello delle persone in età attiva, da 35 a circa 70 per cento. Ciò significa che per cento persone in età lavorativa vi sarà il doppio di pensionati di quelli che abbiamo oggi, in una situazione già finanziariamente molto difficile. Per pagare le pensioni verranno ridotte altre voci di spesa pubblica (scuola? sanità?) o verrà aumentata la tassazione, o verrà implementato il debito che è già fuori controllo in un Paese tecnicamente fallito trasferendo il conto alle generazioni giovani e future. Il mercato del lavoro, a sua volta, ci ammonisce ricordandoci che su cento persone in età di lavoro soltanto 66 lavorano nel Biellese e contribuiscono ormai parzialmente al finanziamento delle pensioni degli anziani in aumento esponenziale.

I candidati alla carica di Sindaco della città capoluogo sono sicuramente consapevoli che questo è lo sforzo al quale sono chiamati, ma stranamente, leggendo i loro lunghi e articolati programmi, non avvertiamo quell’urgenza che il tema meriterebbe. E’ come se invece di prendere l’autostrada per andare a Milano si scegliessero tante strade secondarie. Qualcuno – come il candidato in teoria più accreditato Marzio Olivero, delle destre – punta per Biella a 50mila abitanti in 5 anni senza spiegare invero come fare a recuperare 7mila residenti, cioè un sesto degli attuali. E con una prospettiva stimata dai demografi sulla base di algoritmi, dati e proiezioni per cui per ben che vada saremo al 2030 nel Biellese in 165.000 e nel 2050 in 150.000, con Biella – sempre ben che vada – 42.000 nel 2030 e 41.000 nel 2040.

Roberto Azzoni

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INTERVENTO

Una «sfida» (forse) realizzabile»

di Michele Porta

Biella, con 43.000 abitanti e il tasso di anzianità più alto d’Italia, oggi si trova di fronte a una sfida significativa. La previsione di un ulteriore innalzamento della popolazione sopra i 65 anni nei prossimi anni evidenzia la necessità di pianificare adeguatamente per soddisfare le esigenze di una popolazione sempre più anziana. In questo contesto, l’idea di raggiungere i 50.000 abitanti nei prossimi cinque anni potrebbe sembrare un sogno ambizioso, se non addirittura un’utopia.
L’incremento della popolazione, ostacolato dalla bassa natalità e dall’emigrazione dei giovani verso le città più grandi o all’estero per opportunità di lavoro e studio, è tra le principali cause di un aumento limitato. Inoltre, un’alta percentuale di anziani implica una maggiore domanda di servizi sanitari e sociali, il che può rappresentare un onere significativo per le risorse della città. Tuttavia, con politiche mirate, il raggiungimento di tale obiettivo non è del tutto irrealizzabile. Investimenti in infrastrutture, servizi e progetti che rendano la città attraente per le giovani famiglie potrebbero incentivare nuove residenze. Iniziative per migliorare la qualità della vita, come la promozione di attività culturali e sociali, nonché lo sviluppo di programmi di assistenza per gli anziani, potrebbero contribuire a rendere la città più vivibile per tutte le fasce di età.
In conclusione, pur essendo una sfida ardua, con una pianificazione strategica e investimenti adeguati – grazie anche ai 6 milioni di euro che la giunta Corradino lascia in eredità – raggiungere l’obiettivo dei 50.000 abitanti entro cinque anni è l’unica speranza che abbiamo.

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