La politica è sangue e merda

Stiamo assistendo ad un mercato delle candidature? E quale sarebbe la novità? Il Centro destra si sta muovendo in questa congiuntura amministrativa con una strategia che viene da lontano: ci ricorda le vicende del pentapartito prima di tangentopoli e della migliore tradizione democristiana del Manuale Cencelli, laddove se un sindaco andava ai socialisti a Torino, un democristiano doveva andare a Cuneo e via discorrendo a cascata.
Così la trattativa in atto fra i partiti di Governo si sta misurando nel senso di applicare il Manuale alla lettera. Se oggi il partito di maggioranza relativa è Fratelli d’Italia, anche in Piemonte, ecco che la conferma del candidato presidente regionale Cirio – in quota a Forza Italia – ha tutta una serie di ricadute sulle altre piazze dove si andrà a votare l’8 e 9 giugno. C’è da attendersi – in caso di vittoria della coalizione quasi data per scontata – una vicepresidenza certa per Fratelli d’Italia in Regione (sarà la biellese Elena Chiorino?) e poi a cascata nei tre centri più importanti che vanno al voto, un sindaco a testa per Fdi, Fi e Lega. Ma qui casca l’asino. E’ Fdi (il sottosegretario Andrea Delmastro delle Vedove che guida le danze) a mettere i pallini sulle ‘i’. Il «fratello d’Italia» ha messo il dito sulla mappa piemontese su Biella, il feudo più caro mai “intronato”. Vuole la “sua” città, a dispetto delle scivolate dei pistoleri di Rosazza e delle grigliate estive con gli amici della Polizia penitenziaria, vuole marcare il territorio come un cane a passeggio, forte di un consenso che viene da Palazzo Chigi. E che il candidato sia il presentabile Marzio Olivero o chi altro del suo cerchio magico, poco importa.
A farne le spese saranno i sindaci uscenti di Biella e Vercelli: il leghista Claudio Corradino e il forzista Andrea Corsaro. Perché la Lega punta proprio su Vercelli, mentre Forza Italia pare sia contenta di correre forte su Verbania che era rimasta la roccaforte del centro sinistra.
Detto questo, le chiacchiere di bottega e le evidenze della politica ci fanno osservare un Governo centrale dove la premier Giorgia Meloni ha imboccato una sua strada costituzionale verso l’Europa, in pieno disaccordo con il suo vicepremier Matteo Salvini che l’altra sera a Biella non si è nemmeno sognato di mettere in discussione il piano strategico amministrativo di Delmastro, scaricando di fatto Corradino. Tutto preso dal rischio flop alle Europee, Salvini ha dichiarato il suo fortissimo contrasto «con questa Europa matrigna» e perorato la causa «rivoluzionaria» nazionalista e sovranista per boicottare il possibile asse Meloni-von der Leyen.
Crepe che non toccano i manovratori locali, al punto che si dà ormai per certa anche la defezione elettorale in città dell’ex primo cittadino Dino Gentile, che avrebbe accettato di «desistere» dalla corsa per la poltrona di sindaco a patto che sul più alto scranno di Palazzo Oropa non sieda più il leghista Corradino che lo aveva battuto nel 2019 e contro il quale ha battagliato in consiglio comunale per cinque anni. C’è chi dice che nella logica del «Manuale Cencelli» Gentile abbia già ricevuto garanzie (da Delmastro che fu suo assessore) per un posto in una qualche commissione ministeriale (Istruzione?) a Roma ed altro ancora. Se così fosse (vedremo, qualche dubbio va posto) non sarebbe un bel finale per il centro dei civici, dei Calenda e dei renziani biellesi che si stavano muovendo per lui.
Ma «La politica è sangue e merda», diceva molti anni fa un protagonista, il socialista Rino Formica. Per poi aggiungere: «La politica è per gli uomini il terreno di scontro più duro e più spietato. Si dice che su questo campo ha ragione chi vince, e sa allargare e consolidare il consenso, e che le ingiustizie fanno parte del grande capitolo dei rischi prevedibili e calcolabili». I più limpidi avevano sempre pensato che peccasse di eccessivo cinismo. Ma è la realtà work in progress. Anche oggi.
Roberto Azzoni

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