CARA ENERGIA QUANTO CI COSTERAI?

Report BIelleseGreen oggi vi porta a scoprire tutti i numeri dell’Energia in piemonte e a Biella. I costi rischiano di aumentare, ma Enerbit potrebbe cambiare le sorti delle nostre bollette future grazie alla Cer.

Il sistema italiano dell’energia sta per cambiare. Motore di questo cambiamento saranno le Comunità Energetiche Rinnovabili. Col via libera della Commissione europea al decreto, infatti le CER potranno diventare una realtà diffusa in Italia e anche sul nostro territorio, nel biellese e in generale in Piemonte, dove tante iniziative sono già in cantiere. Grazie alle Comunità energetiche, una fra tutte Enerbit, ciascun cittadino potrà contribuire alla produzione di energia rinnovabile, e avere i benefici economici derivanti dall’autoconsumo, pur non disponendo direttamente degli spazi necessari alla realizzazione degli impianti. Intanto il presidente Rosario Trefiletti di Consumatori Italia è preoccupato per la fine del mercato tutelato: «Sarà un grosso problema – ci racconta -. Il costo delle bollette oggi è assolutamente alto rispetto al 2021 (il 2022 non fa testo visto i picchi clamorosi dovuti al conflitto Russia-Ucraina e all’aumento del gas). Anche se c’è una riduzione importante rispetto al secondo semestre del 2021, i costi sono ancora alti e lontani dalla cosiddetta normalità. E per il mercato libero è molto preoccupato». Intanto il Biellese punta su energia derivata dal gas, legna e sulla geotermia. E il mondo industriale, per continuare ad essere una ‘potenza’, ci racconta che l’energia nucleare è indispensabile in quanto oggi dalle fonti rinnovabili si riceve energia troppo scarsa per una produzione energivora come quella che il sistema manifatturiero richiede.

Questo report è sponsorizzato da

Sfoglia il Report BIelleseGreen

LA SITUAZIONE ENERGETICA 2023

Per far fronte al prezzo del costo dell’energia imprese e cittadini ne consumano meno

Crolla in Italia del 6,6% il consumo di energia elettrica

Cittadini e imprese italiane stanno fronteggiando l’aumento del prezzo dell’energia nella maniera più logica: consumandone di meno. È quanto emerge da Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione nazionale. In particolare, a ottobre la domanda complessiva di elettricità del paese è stata pari a 24,6 miliardi di chilowattora, un valore più basso del 6,6% rispetto allo stesso mese del 2021.
Il dato assume ancora più rilievo se comparato a quello della richiesta nazionale di energia elettrica dei primi dieci mesi del 2022, che è invece cresciuta dello 0,5% in confronto allo stesso periodo dell’anno scorso, con un valore rettificato di -0,4%.
A incidere sul calo della richiesta di energia è stata senza dubbio anche la temperatura media registrata a ottobre in Italia rispetto allo scorso anno. Nonostante questo, il dato della domanda elettrica, è risultato comunque in calo del 6,3% rispetto a un anno fa, del 2,1% rispetto a settembre. A ottobre la domanda di energia elettrica nazionale è stata soddisfatta per l’85,7% attraverso la produzione italiana e per la parte restante, il 14,3%, dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. La produzione nazionale netta è risultata pari a 21,3 miliardi di chilowattora, in diminuzione del 4,6% rispetto al 2021. L’aumento delle temperature ha inciso anche sulla produzione di energia alternativa: le fonti rinnovabili hanno infatti prodotto complessivamente il 28% della domanda elettrica, con un boom del fotovoltaico, che ha registrato un +17,6%. In calo l’eolico (-35,9%), l’idrico (-36,8%) e il geotermico (-3,2%). In tale ambito, la produzione è quindi derivata per il 30,4% dal fotovoltaico, per il 26% dall’idrico, per il 15,4% dall’eolico, per il 21% dalle biomasse e per il 6,6% dal biotermico. La riduzione del fabbisogno, unita al calo della produzione delle fonti rinnovabili e a quello delle importazioni, giù del 10,1%, ha dato una spinta importante al ruolo delle centrali termoelettriche, che hanno fatto registrare un +2,6% rispetto a ottobre 2021. In questo ambito, è proseguito il programma di massimizzazione della produzione a carbone messo in atto per il contenimento dei consumi di gas: nel mese di ottobre la produzione a carbone è infatti cresciuta del 56,6% rispetto allo stesso periodo del 2021.
Un dato assolutamente positivo arriva dalle rinnovabili, che hanno registrato nei primi dieci mesi del 2022 un incremento del 143% rispetto allo stesso periodo del 2021.

CAMBIANO I MERCATI ENERGETICI

Dal 10 gennaio cambiano le regole dell’energia

Dal 10 gennaio cambiano le regole dell’energia La fine del mercato tutelato rischia di far esplodere le bollette

Da 10 gennaio 2024 finisce l’era del mercato tutelato delle bollette. Le forniture di energia elettrica e gas con prezzi e condizioni contrattuali definite dall’Arera scomparirà e si passerà invece al mercato libero. La differenza con il mercato tutelato è che nel secondo i prezzi sono stabiliti direttamente dai fornitori, senza, appunto, tutele particolari.
Perciò si può scegliere un operatore in base all’offerta migliore. Il passaggio dovrà essere effettuato da tutti coloro che si trovano nel regime tutelato, ma chi non dovesse decidere di affidarsi a un fornitore entrerà nel sistema delle tutele graduali per alcuni anni. Nelle ultime settimane si era parlato di una proroga che doveva essere contenuta nel decreto Energia del governo, poi però l’esecutivo ha cambiato idea. Il provvedimento arriverà in Consiglio dei ministri la prossima settimana.

– Qual è la differenza tra mercato libero e tutelato e cosa cambia per le bollette?
Tra mercato libero e mercato tutelato cambia, in sostanza, chi stabilisce i prezzi. Nel primo caso sono i fornitori che decidono materialmente a quanto vendere l’energia. Infatti si può decidere liberamente se rivolgersi a un’azienda o a un’altra, spesso a seconda del costo e del servizio. Nel secondo – che verrà cancellato a gennaio 2024 – è l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, l’Arera, a decidere i prezzi.

– Chi deve passare al mercato libero e come entro il 2024?
Tutti gli utenti che beneficiano ancora del regime tutelato dovranno passare al mercato libero, fatto salvo per i vulnerabili (pochi casi particolari). Nelle ultime bollette, infatti, dovrebbe essere arrivato un avviso ai cittadini che si trovano in questa situazione. Si può decidere di scegliere un fornitore, magari utilizzando gli strumenti messi a disposizione dall’Arera, (qui a destra le tabelle gas e luce) come il portale delle offerte, o non fare nulla. In questo secondo caso, gli utenti entreranno nel meccanismo delle tutele graduali, che però potrebbe rivelarsi un boomerang.

SCRIVE IL MINISTRO GILBERTO PICHETTO FRATIN

«Pichetto: «Prima di tutto puntiamo sulle Cer»»

Le comunità energetiche fanno bene ai Comuni, alle persone ed è una scelta etica
di Gilberto Pichetto Fratin (Ministro dell’Ambiente e Sicurezza Energetica)

Il sistema italiano dell’energia sta per cambiare. Motore di questo cambiamento saranno le Comunità Energetiche Rinnovabili. Col via libera della Commissione europea al nostro decreto, infatti le CER potranno diventare una realtà diffusa in Italia e anche sul nostro territorio, nel biellese e in generale in Piemonte, dove tante iniziative sono già in cantiere.
Grazie alle Comunità energetiche, infatti, ciascun cittadino potrà contribuire alla produzione di energia rinnovabile, e avere i benefici economici derivanti dall’autoconsumo, pur non disponendo direttamente degli spazi necessari alla realizzazione degli impianti.

Il decreto italiano, che rappresenta un battistrada a livello europeo per la strategia di promozione delle CER, è incentrato su due misure: una tariffa incentivante sull’energia prodotta e condivisa e un contributo a fondo perduto. È infatti previsto per le Comunità realizzate nei comuni sotto i 5.000 abitanti, uno stanziamento che coprirà fino al 40% dei costi per la realizzazione di nuovo impianto o l’implementazione di impianti già esistenti. Questa misura è finanziata con 2,2 miliardi del PNRR. Peraltro il contributo a fondo perduto potrà di essere cumulato con la tariffa incentivante.
Ed è importante ricordare che a costituire le CER possono essere gruppi di cittadini, condomini, piccole e medie imprese, ma anche enti locali, cooperative, associazioni ed enti religiosi.

Siamo dinanzi, insomma, ad una rivoluzione energetica dalla doppia valenza: ambientale e sociale.
Ambientale perché sarà utile per incrementare in maniera significativa la produzione di energia pulita nel nostro paese, consentendo anche nelle aree marginali, penso alle zone montane, alle piccole isole, l’autoproduzione di energia.

Ma a me sta a cuore forse ancora di più l’aspetto sociale.
La produzione di energia con le CER diventa uno strumento di crescita della sensibilità collettiva sulla sostenibilità e anche del senso di comunità, dove l’aggregazione diventa essa stessa un valore economico per il risparmio che può procurare in bolletta ma pure perché rende concreta la scelta “etica” di far bene all’ambiente lavorando per un comune obiettivo.

Le CER, assieme ai gruppi di Autoconsumo Collettivo sono poi la risposta più efficace e più avanzata alla nuova sfida sociale che si presenta, quella della povertà energetica.

Inoltre la diffusione delle comunità, se ne prevedono decine di migliaia, innescherà un radicale cambiamento anche nelle infrastrutture di rete che dovranno passare da in sistema di produzione «centralizzata» ad uno di produzione di energia con impianti diffusi capillarmente sul territorio. E ciò comporterà investimenti, nuovo lavoro, innovazione tecnologica.
La ricchezza dell’Italia sono le sue comunità, il Governo le pone al centro di una strategia volta a produrre da fonti green, risparmiando sui costi delle bollette.
E’ questa l’idea che abbiamo di transizione energetica: seria, solida, diffusa, sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale, economico. A beneficio degli italiani.

PARLA ROSARIO TREFILETTI

Rosario Trefiletti su caro energia, carrello della spesa e debiti incagliati

«Prezzi e bollette mettono a serio rischio le famiglie»

Rosario TrefilettiL’economista ed ex presidente Federconsumatori ci spiega perché i costi delle bollette energetiche sono ancora alti. Ma a preoccuparlo è il debito pubblico e l’aumento della povertà
di Michele Porta

Rosario Trefiletti, presidente Centro Consumatori Italia, nel biellese ci veniva da bambino. «Ricordo con tanta nostalgia quel periodo della mia infanzia – ci racconta -. Parliamo di quarant’anni fa, quando da Milano con papà venivo spesso a Cossato a trovare alcuni cugini medici, che in città erano molto conosciuti».
Noto economista, Trefiletti è stato presidente italiano della Federconsumatori e ha avuto incarichi di prestigio come rappresentante sindacale e dirigente nazionale Cgil. Noto per partecipare spesso a programmi televisivi e talk su temi di economia e finanza, in quanto ex componente Cnel del settore politico ed economico, nonché delegato agroalimentare presso la presidenza del Consiglio a Palazzo Chigi è stato inoltre corrispondente presso l’Accademia Nazionale di Agricoltura di Bologna e l’Accademia Europea per le relazioni economiche e culturali; ma il desiderio di poter migliorare la qualità della vita dei cittadini e la tutela dei consumatori rientra nel suo Dna.
«Mi permetta, però, di iniziare questa chiacchierata con una considerazione a cui tengo molto: ciò che mi scandalizza poco è la ‘pena’ inflitta a chi truffa gli anziani. Invece, mi scandalizza molto di più la questione delle donne incinta e mi riferisco alle persone che fanno furti sui treni o sugli autobus. Ma come si fa a far pagare tutto questo ai loro bambini e mandarli in ‘galera’ con una pena fino a tre anni. È un fatto che non sta né in cielo né in terra. I bambini in carcere? Una vergogna! Dio, Patria e mi fermo…, altro che Dio, Patria e Famiglia».
Trefiletti al telefono è un fiume in piena ed è lo stesso personaggio che riconosciamo in tv dove spesso è invitato. «Pensi che ad oggi ho superato le 5mila presenze televisive. Un’assurdità».

– Presidente, qual è oggi la situazione del costo delle bollette nel nostro Paese?
«Un grosso problema. Il costo delle bollette oggi è assolutamente alto rispetto al 2021 (il 2022 non fa testo visto i picchi clamorosi dovuti al conflitto Russia-Ucraina e all’aumento del gas). Anche se c’è una riduzione importante rispetto al secondo semestre del 2021, i costi sono ancora alti e lontani dalla cosiddetta normalità. I prezzi del gas, che viaggiano intorno ai 1.400 euro all’anno a famiglia e che nella normalità erano intorno ai 1.150 euro, genera ancora speculazioni in merito. Purtroppo, l’aumento dei costi incidono sul trasporto che è un potente motore dell’inflazione. Il paradosso – e come associazione consumatori stiamo portando all’attenzione dell’Istat una ‘gentile’ polemica – è che gli aumenti non scendono, mentre i prezzi dell’energia e dei prodotti base dell’agroalimentare si sono ridotti. Chi ne fa le spese, come sempre, sono i consumatori e le famiglie. A differenza di quanto dichiara l’Istat, che sostiene che il carrello della spesa sia aumentato del 5-6%, oggi il ‘carrello’ è aumentato dal 40 al 100%. Se poi guardiamo all’inflazione, che nel biennio è salita del 14% e quest’anno si fermerà al 6%, gli stipendi non sono aumentati e chi ci governa continua a fare cassa con le pensioni: si profila un ulteriore taglio delle perequazione che viene tagliata in maniera notevole per una decina di miliardi. Insomma, la situazione non è assolutamente buona».

– In Italia, il mercato dell’energia elettrica è stato liberalizzato, consentendo la presenza di diverse aziende fornitrici di servizi. La liberalizzazione sta creando più vantaggi o più problemi?
«Guardi, noi siamo sempre stati favorevoli alla liberalizzazione dei mercati, lo dimostra il mercato delle telecomunicazione che ha permesso un notevole abbassamento delle tariffe. Nel mercato elettrico, il mercato libero invece è stato disastroso. Quando in passato ero alla guida di Federconsumatori, abbiamo seguito oltre 90mila casi di truffe ai consumatori; è stato anche per noi un colpo ferale. Però, ci siamo opposti ai tentativi, che ahimè, scatteranno dal 2024 con l’annullamento del mercato tutelato e che, grazie all’autority, salvaguardava i cittadini. Siccome non abbiamo fiducia nel mercato libero continueremo a batterci per non farlo morire».

– Per molte famiglie è complesso addentrarsi nei meandri delle bollette e il rischio è che non abbiano la capacità di muoversi rispetto al provider che già li serve. Come fare per tentare di informarsi al meglio su questa partita per decidere di conseguenza?
«L’unico modo che conosco è consultare il sito dell’Arera e verificare le comparazioni dei prezzi e delle modalità di acquisizione del servizio. E dalle offerte che puntualmente aggiorna ognuno di noi può scegliere la migliore in base alle proprie convenienze, ossia: per fascia oraria, per kilowattora o per tipologia di produzione. Insomma, ognuno di noi è libero di fare la scelta ideale che reputa la più opportuna. Tutto questo in attesa – ma ho davvero poche speranze – che il mercato tutelato venga tenuto in vita».

– Per sostenere le famiglie, la legge di bilancio introduce la riduzione delle accise sui prodotti energetici come carburanti o combustibili per riscaldamento per usi civili, solo in caso di aumento del prezzo del petrolio. Il Governo poteva fare di più?
«Ma certo che poteva fare di più, anzi, doveva fare di più. Vede, se uno Stato vuole introdurre sussidi o agevolazioni, lo dovrebbe fare utilizzando la fiscalità generale e non facendo cassa sulle bollette. Potevano semplicemente reintrodurre le fiscalità in modo graduale, invece dal 1° di aprile è stato un botto tutto d’un colpo. Non è normale che siano le persone anziane – che la sera passano qualche ora davanti alla tv – a farne le spese e a pagare gli oneri generali di sistema che sostengono imprese energivore o Trenitalia. Con le bollette ci pagano anche il ‘manager’ che prende l’alta velocità tra Milano e Roma. Noi, per dirla in termine semplici, siamo per l’abolizione degli oneri di sistema. E poi diciamocela tutta: i governi e questo in particolare hanno sempre messo in campo manovre basate sull’extra debito che porta ad un aumento annuale degli interessi sui prestiti per coprire il debito. Con un debito che ormai sfiora i 3mila miliardi, tutto viene scaricato sulle nuove e future generazioni e non solo».

– Si riferisce al dibattito che sta destando preoccupazione nelle famiglie, le quali temono che i propri risparmi possano essere minacciati in futuro?
«Ma certo che si. Ma ci rendiamo conto che paghiamo più di 100miliardi l’anno di interessi passivi? Ci rendiamo conto che 5,7 milioni di individui sono in povertà quasi assoluta? Che di questi, 1,2milioni sono ragazzi? Che 700mila sono anziani e soli? La situazione della povertà oggi è incredibile. L’indebitamento delle famiglie è aumentato clamorosamente e non mi riferisco al prosciugamento dei conti correnti per poter sopravvivere ma sono aumentati anche i debiti incagliati (i debiti che una persona momentaneamente in difficoltà economica e non riesce a pagare le rate di un prestito, si trova in uno stato di incaglio bancario). A Montecitorio la scorsa settimana ho portato all’attenzione proprio questo tema. Ad oggi sono oltre 60miliardi i debiti che i cittadini non riescono a restituire. E le banche che li hanno in pancia cosa fanno? Li cedono ai fondi internazionali per il 20% del loro valore. Questa è la situazione spaventosa. Caro amico mio, combattere il fisco non significa fare condoni. Il vero problema è che questo paese non cresce, non punta allo sviluppo economico. Bisogna trovarsi intorno ad un tavolo e analizzare quali sono i veri problemi da affrontare. Insomma bisogna investire e accelerare i tempi per riorganizzare il Paese, utilizzare professionalità che peraltro abbiamo – controllarli – e mettere in campo investimenti. È normale che il lavoro latita, soprattutto quello qualificato e legato alla riconversione ecologica».

ENERBIT: PARLA IL PRESIDENTE PAOLO MAGGIA

Parla Paolo Maggia Presidente del polo energetico

Enerbit: con le Cer l’energia prodotta a chilometro zero

La società biellese si candida a diventare la prima Comunità energetica di territorio

di Michele Porta

Le Cer o più comunemente comunità energetiche rinnovabili sono associazioni di cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali e piccole-medie imprese che decidono di unire le proprie forze con l’obiettivo di produrre, scambiare e consumare energia da fonti rinnovabili su scala locale. Le comunità energetiche rappresentano un’opportunità che consente di migliorare l’impatto ambientale dei singoli e della collettività, di ridurre i costi in bolletta, contribuire allo sviluppo di reti energetiche sostenibili e accedere agli incentivi per l’energia condivisa. Un percorso innovativo che si può analizzare attraverso il più classico dei case study, cioè quello di Enerbit (società nata dalla fusione di Cordar Energia e Cordar.it e partecipata al 51% dalla Provincia di Biella e dal 49% da Cordar Spa Biella Servizi) la realtà locale energetica che negli ultimi anni si è specializzata proprio sulle fonti rinnovabili.

– Presidente Paolo Maggia, siamo arrivati alla fine del tunnel e la comunità energetica può finalmente prendere vita. Per fondare una Cer è necessaria la creazione di un soggetto giuridico, l’individuazione dell’area in cui installare gli impianti di produzione e l’installazione da parte di ogni membro della comunità di uno smart meter, ossia un contatore intelligente che riesce a rilevare in tempo reale le informazioni sulla produzione, l’autoconsumo, la cessione e il prelievo dalla rete dell’energia. Siete pronti?
«Direi che siamo assolutamente pronti e le dirò perché. Da oltre due anni lavoriamo assiduamente alla costituzione delle comunità energetiche rinnovabili e, grazie all’accordo con il Politecnico di Torino e in particolare alla collaborazione con il professor Sergio Olivero di Energy Center, abbiamo costituito un comitato tecnico scientifico ad hoc. Realizzare una comunità energetica che funzioni a dovere, non significa solo realizzare un impianto fotovoltaico o dotarsi di figure professionali che installano contatori. Realizzare una Cer è un percorso molto più complesso. Il ruolo del comitato scientifico a stretto contatto con l’Enea (la componente regolatrice del Gse), l’Rse (Ricerca Sistema Energetico), l’Uni (l’ente italiano di normazione) e Fabbricadigitale (società che lavora sulla gestione dei dati), ci ha permesso di creare sul nostro territorio una struttura altamente professionale e in grado di fornire ai singoli cittadini, alle attività commerciali, pubbliche amministrazioni e piccole/medie imprese, una realtà che punta all’onestà, alla trasparenza e alla certezza che Enerbit – il soggetto terzo – sarà la società garante. Sul tavolo, oggi, abbiamo una ventina di studi di fattibilità che sono il frutto di una raccolta dati acquisiti da 500 soggetti nel biellese (80 sono aziende). Grazie a questo lavoro, con la Cer saremo in grado di produrre circa 16megaWatt di energia, numeri tanto per fare un esempio, che soddisferanno il fabbisogno energetico di 5mila famiglie biellesi. Tutto ciò, ci permetterà di vendere e acquistare energia, oltre a fare trading, stoccaggio e permettere al nostro territorio di pensare ad una semi-autonomia energetica locale».

– Come funziona una Comunità energetica? Quali vantaggi offre? Ci sono già realtà costituite o in via di costituzione in piccoli Comuni?
«Una comunità energetica, perché funzioni, ha bisogno di individuare dei produttori e dei consumatori ed entrambi devono avere una visione comune sulla gestione dell’energia. E’ un patto di fedeltà: io produco, tu consumi. Questa sinergia cambierà anche le abitudini dei consumatori, in quanto, mentre prima si produceva di notte, domani si produrrà di giorno e il consumo avverrà nelle ore diurne. Così accadrà anche per il riscaldamento con il passaggio a sistemi con pompe di calore. Si produrrà e consumerà energia utilizzando incentivi che lo Stato mette a disposizione. Il territorio biellese, grazie a Enerbit in modo serio e trasparente potrà produrre energia a basso impatto ambientale e attrarre risorse economiche Grazie ad alcune Cer già attive in altri piccoli comuni italiani, (Carrù, Magliano Alpi in provincia di Cuneo e la comunità collinare del Friuli ) e lo studio Dal Piaz di Torino ci ha permesso di capire quale soggetto giuridico andremo a costituire, sia esso un’associazione, una cooperativa. Questo perché, per ogni comunità energetica che nasce è importante individuare i soggetti partecipanti che ne faranno parte. A Callabiana per esempio, con i cittadini e la parte pubblica avvieremo un soggetto giuridico ad hoc proprio per poter accedere ai contributi europei».

– Come si entra a fare parte di una comunità energetica? Un condominio può accedere ad una Cer?
«All’interno della comunità energetica possono entrare varie tipologie di attività compreso un condominio, che avrà la possibilità dell’auto-consumo collettivo. In pratica una mini-comunità energetica. I singoli soggetti che fanno parte di un condominio possono anche non essere tutti appartenenti allo stabile. Possono aderire i singoli consumatori del condominio, i singoli cittadini, onlus e fondazioni, aziende e amministrazioni pubbliche. È un sistema aperto a tutti insomma».
– Quant’è l’ammontare dell’operazione e quanto pensate di ottenere dai fondi specifici che sono previsti dal PNRR per la comunità energetica e l’auto-consumo?
«Lo Stato per le Cer ha stanziato 2,2miliardi di euro. Oggi chi costituisce una Cer, può ottenere sino ad un massimo del 40% dell’investimento a fondo perduto grazie al Pnrr e il restante 60% è a carico della Comunità nascente. Enerbit, farà da collettore unico con la prospettiva di diventare una vera e propria Cet (Comunità energetica di territorio) per aiutare le Cer ad attrarre investimenti e finanziamenti. L’obiettivo è quindi coprire l’intero territorio biellese favorendo la creazione di tante piccole comunità sotto un cappello comune, coordinandole. Perché le stesse Cer tra di loro potranno scambiarsi l’energia in modo intelligente e ottimizzare la produzione».

– Infine, il biellese che non è messo benissimo sulle installazioni di fonti rinnovabili, può iniziare a sperare di auto produrre energia a casa nostra o è prematuro?
«Sì il Biellese sull’installazione di impianti fotovoltaici non è messo molto bene. Ma se saremo capaci di sviluppare una politica territoriale finalizzata al percorso che ci propone la Cer, nel prossimo futuro il Biellese potrà diventare (quasi) autonomo per la produzione di energia pulita e conveniente. Non solo, ma se saprà dirigere le politiche energetiche sul territorio, avrà la possibilità di non essere più dipendente anche dall’esterno. Certo, avremo sempre la necessità di acquistare energia da altre aree, ma con questo piano, oltre ai vantaggi che aziende e cittadini ne beneficeranno, possiamo diventare un soggetto attivo e indirizzare le scelte future soprattutto per chi oggi è vittima della povertà energetica e ha difficoltà a riscaldare la propria abitazione visto che il mercato tutelato dal 10 gennaio 2024 terminerà. Infine per quanto riguarda i tempi sono certo che entro la prossima estate saremo operativi. Il vantaggio sarà che i cittadini che entreranno a far parte della comunità energetica, se non utilizzeranno totalmente l’energia che consumeranno, la cederanno a chi invece ne farà un uso più importante, con risparmi importanti. Insomma è un passo strategico, obbligato e una rivoluzione culturale. Non possiamo perdere questa occasione».

INCHIESTA ENERGETICA NEL BIELLESE

Engie a Biella serve 23.500 abitamti e Pellerey Energia realizza a Cossato la rete alimentata da legna vergine. Per Natale i primi 3,5 km

Teleriscaldamento, tre strade. E spunta la geotermia

Poi c’è la sfida del calore della Terra: Fri-El Geo monitora anche il Biellese e potrebbe assicurare energia a basso costo. Il gruppo di Bolzano è molto interessato a sviluppare un impianto in provincia e per la rete sta aprendo una trattativa proprio con Engie

di Roberto Azzoni

Engie spa è la multiutility basata in Italia a Roma che gestisce a Biella il teleriscaldamento: 20km di lunghezza rete, 23.500 abitanti equivalenti serviti, 291 utenze allacciate, 63 GWh di energia erogata, 5.450 tonnellate di CO2/anno evitate. Tra i principali clienti, la casa di riposo ‘Belletti Bona’ e molte utenze comunali. Delle utenze allacciate, 227 sono condomini, 48 edifici pubblici, 16 edifici commerciali. La produzione di energia si basa sulla centrale di cogenerazione in via Ambrosetti nella zona industriale alle spalle di via Rosselli che occupa 4 addetti.
La storia è lunga. La scelta irreversibile. Nel 2008 Engie e il Comune di Biella hanno firmato la convenzione che ha posto le basi per la successiva attivazione della rete, avvenuta nel 2010. La rete si è sviluppata grazie a progressive estensioni della stessa nel corso degli anni: ne sono un esempio la prima azione verso la zona sud della città, avvenuta nell’ottobre 2010, così come l’ampliamento a nord del comune che si è verificato nell’aprile 2013 con l’attivazione di pompe di rilancio per garantire i flussi. Oggi, la rete di Biella può vantare una copertura del 70% dell’area cittadina. Nel 2022 per effetto dei costi in bolletta aumentanti fino al 150% a causa del prezzo del gas schizzato alle stelle, il ‘caso teleriscaldamento’ finì sul tavolo del sindaco Claudio Corradino. Engie operò un rimborso sull’ultima bolletta, un segno di buona volontà per andare incontro a famiglie ed imprese. E poi decise interventi di efficienza dei propri impianti. «Il revamping della centrale termica e dei cogeneratori – spiegano da Engie – ha permesso di migliorare la qualità dell’aria in città, riducendo le emissioni di CO2 e migliorando al contempo efficienza energetica e flessibilità del servizio. Inoltre, per aumentare ulteriormente l’efficienza della centrale, è in corso l’installazione di una pompa di calore per il recupero di calore dai cogeneratori». Quest’anno i prezzi della materia prima sono tornati a livelli accettabili, ma ugualmente la competizione con gli altri provider e fornitori energetici resta alta e la fluttuazione del prezzo del gas non è garanzia di bollette stabili.

***

Se Biella prosegue l’esperienza del teleriscaldamento alimentato da una caldaia a gas in corso di efficientamento, Cossato punta invece al teleriscaldamento servito da una rete alimentata a cippato da biomasse vergini, cioè legna. Qui il provider è una ditta locale, la Pellerei Energia, della Spolina che ha vinto un bando Pnrr per un investimento complessivo di quasi 10 milioni diviso a metà con i fondi pubblici. Lo stato dell’arte è rappresentato da una rete di tubazioni di 7 chilometri di cui 3,5 saranno completati per Natale con l’ultimo step del complicato passaggio sotto la ferrovia di via Amendola. Il primo lotto della rete comprende oltre alla via che va alla Spolina, dove ha sede la centrale (vedi altro articolo sotto), via Pajetta e via Mazzini. Nel 2024 si attaccheranno via Mercato, via Trento, via Trieste, via Marconi, via Matteotti e via XXV aprile per raggiungere i 7 chilometri previsti dall’accordo ministeriale nel cuore cittadino. E poi – come spiegano alla Pellerei Energia – si andrà avanti. Negli obiettivi ci sono il Parlamento e la Picchetta, ma ci vorranno una decina di anni per dare un servizio a tutto il bacino di utenza di Cossato.
In questo periodo l’amministratore delegato Stefano Spigolon partecipa alle tante assemblee di condominio che affrontano il tema del cambiamento radicale della fornitura per acqua calda e riscaldamento negli edifici che sorgono accanto alle vie già ‘intubate’. Molti edifici dispongono di caldaie datate, pre 2012, con alimentazioni obsolete a gasolio o nafta, con problemi di emissioni in atmosfera, o più recenti a gas, comunque con costi non banali per manutenzione e sicurezza. Inoltre, il prezzo del gas e degli altri combustibili di origine fossile, per effetto delle variabili globali, guerre in particolare, è salito alle stelle e dunque il teleriscaldamento made in Cossato è certamente allettante. Anche se la gente è titubante e fa fatica ad entrare nel ‘nuovo mondo’. Uno dei vantaggi che Pellerei offre tutt’oggi è l’allaccio gratis – previsto dal progetto finanziato con il Pnrr – sopra un certo livello di consumo: in poche parole il benefit varrà per i condominii, difficilmente per le singole abitazioni. Altro vantaggio per i condomini potrebbe essere quello di abbinare alla nuova alimentazione per acqua calda e riscaldamento con fonti rinnovabili anche altri interventi di efficienza energetica per migliorare la classe di prestazione energetica dell’edificio che in questo modo può diventare più appetibile sul mercato oltre che garantire minori costi in bolletta stimati a circa il 20%.
E la partenza delle erogazioni è dietro l’angolo. «Nel 2024 si procederà – dice l’ad Pellerei Energia Stefano Spigolon -stiamo completando molti accordi per gli allacci. E tra sei mesi avremo un quadro certo». Del resto, non si parte da zero. Il nuovo progetto beneficia dell’esperienza già maturata col progetto pilota avviato nel 2019, in frazione Cascine Ronco, alla Spolina, che comprende una caldaia da 300kW alimentata a cippato e una rete di teleriscaldamento a cui si sono allacciate 25 famiglie. Le quali sono molto positive nelle valutazioni anche perché hanno goduto di tutti i vantaggi della congiuntura degli ultimi anni con tariffe pressoché invariate in confronto agli aumenti riscontrati per altri tipi di forniture energetiche.

***

Ma c’è anche chi guarda avanti e si propone come un nuovo interlocutore per mezza provincia. Stiamo parlando di Fri-El Geo, il braccio della Fri-El Green Power della famiglia Gostner di Bolzano che si occupa di una nuova frontiera dell’energia e del teleriscaldamento: la geotermia. Fri-El Geo ha sede a Ostellato in provincia di Ferrara dove sta realizzando il primo impianto al servizio di una trentina di ettari di serre per l’agricoltura idroponica (cioè coltivazione delle piante per ortaggi e frutti fuori suolo, ovvero senza terra e grazie all’acqua). Ed ha ottenuto un permesso di ricerca di fonti geotermiche anche in Piemonte, in particolare Novarese e Biellese: nei prossimi mesi i tecnici della società saranno in sopralluogo anche nella nostra provincia dove è stato identificato un rettangolo operativo che va dalla collina di Ronco Biellese alla pianura di Salussola e Cerrione con i limiti laterali da un lato sull’asse Valdengo-Massazza e dall’altro sull’asse Occhieppo Inferiore-Borriana. Le ispezioni consistono nell’analisi del sottosuolo sui fluidi geotermici: la mappatura già realizzata sull’intera area della pianura Padana e Piemonte a Nord e in Centro e Sud ha convinto l’azienda che gli impianti a ciclo chiuso a media entalpia e a impatto ambientale zero possono essere installati in più di 100 possibili siti idonei. Biellese compreso. E’ presto per parlare di trivelle. La fase di realizzazione dei pozzi prevede forti investimenti, un impatto per la trivellazione importante, che si annulla ad impianto di estrazione del calore operativi. Ma Fri-El Geo è convinta di essere in grado di produrre con i suoi impianti abbastanza energia termica da riscaldare, 24 ore su 24, sette giorni su sette, circa 120 mila abitazioni e che potrebbe far risparmiare 40 mila tonnellate di anidride carbonica ogni anno. E per farlo sta già cercando i partner che dispongono delle reti, cioè dei tubi per portare l’acqua scaldata con l’energia prelevata a 5-6 chilometri sotto terra. E se a Milano il primo accordo è con A2A, nel Biellese Fri-El Geo conferma che aprirà una trattativa con Engie, la società che – come abbiamo visto – gestisce il teleriscaldamento a Biella città. Una partnership che risolverebbe d’incanto un bel po’ di problemi: quelli di Fri-El Geo, che cerca i tubi, e quelli di Engie che producendo energia per spingere l’acqua nei termosifoni e nei boiler di Biella con gas dai costi esorbitanti potrebbe dismettere o integrare quella tecnologia e affidarsi all’innovativa e sostenibile geotermia. Con vantaggi per tutti, comprese le bollette di famiglie ed imprese. Un’ipotesi, questa, futuribile, ma che potrebbe presto diventare realtà.

PIANETA UIB

Fonti rinnovabili? Per il manufatturiero puntate sul nucleare

di Paolo Barberis Canonico

La questione energetica è di fondamentale importanza per le imprese e per la società. L’industria, in particolare quella tessile che caratterizza il nostro distretto, è energivora: necessita cioè di importanti approvvigionamenti energetici per realizzare l’intero ciclo produttivo. Ciò significa che l’aumento dei costi energetici, soprattutto quando altamente volatile, impatta pesantemente sulla tenuta del sistema manifatturiero.
La crisi delle materie prime energetiche avviata due anni fa, e aggravata poi dalla guerra in Ucraina, ha fatto emergere in modo preoccupante la dipendenza del fabbisogno nazionale da fonti energetiche esterne. Questa fragilità è certamente il frutto delle scelte, o meglio, della mancanza di scelte, degli ultimi 30 anni in materia energetica. La crisi ci ha insegnato che è fondamentale avviare una politica energetica strutturata e strategica, mettendo in atto un piano lungimirante e concreto, che affronti sia l’approvvigionamento che la produzione di energia a livello nazionale.
Se, da un lato, il mercato dell’energia subisce fluttuazioni che dipendono da numerose variabili che per loro natura non sono controllabili, dall’altro ciò che invece andrebbe maggiormente governato, è proprio una politica energetica di ampio respiro, che punti su un’effettiva transizione ecologica dall’utilizzo dei combustibili fossili verso fonti di energia più efficienti.
Ad esempio, l’Italia ha rinunciato a suo tempo alla produzione di energia tramite la tecnologia nucleare ed è forse giunto il tempo di rivedere questa posizione soprattutto tenendo conto dell’enorme evoluzione che questa tecnologia ha sviluppato negli ultimi decenni. Se vogliamo continuare ad essere una potenza industriale manifatturiera, infatti, credo che non si possa scartare a priori l’energia nucleare che, con gli impianti di nuova generazione, è oggi il sistema probabilmente più funzionale ed ecologico che esista. Dalle fonti rinnovabili ricaviamo infatti quantità di energia troppo scarse per una produzione industriale energivora come quella che il nostro sistema manifatturiero richiede.
Sarebbe inoltre opportuno rivedere le dinamiche che governano il libero mercato, oggi troppo dipendente, per esempio, dal prezzo del gas e troppo poco dalle fonti rinnovabili.
Un’altra strada che andrebbe maggiormente incentivata è l’autoproduzione di energia da parte delle imprese, con lo scopo ultimo di rendere sempre più efficienti e sostenibili le imprese dal punto di vista dei fabbisogni energetici e del risparmio di risorse.
Infine, una buona notizia in questo senso è la tanto attesa approvazione da parte della Commissione Europea del decreto italiano che incentiva le CER, Comunità Energetiche Rinnovabili: uno strumento importante per lo sviluppo dell’energia da fondi rinnovabili e per la transizione ecologica.
* vice presidente UIB

CAMERA DI COMMERCIO

Nuovo bando per la transizione ecologica: 150mila euro di contributi

di Fabio Ravanelli

È dedicato alla transizione ecologica il nuovo bando promosso dalla Camera di Commercio Monte Rosa Laghi Alto Piemonte che si è aperto martedì 28 novembre 2023.
La misura prevede, in particolare, 150mila euro di contributi a fondo perduto, che andranno a coprire per il 50% le spese sostenute dalle imprese in servizi di consulenza e formazione finalizzati a favorire l’adozione di criteri ESG, la realizzazione di interventi di efficienza energetica, l’introduzione di Fonti Energetiche Rinnovabili e la partecipazione a Comunità Energetiche Rinnovabili.

Tra le numerose sfide che stiamo attraversando la più complessa è senza dubbio quella del cambiamento climatico. I dati ci dicono che il nostro debito ecologico con il pianeta resta significativo: nel 2023 l’Overshoot Day, il giorno che indica l’esaurimento delle risorse annuali della Terra da parte dell’umanità, è stato il 2 agosto: in pratica per rispondere ai consumi attuali servirebbero quasi due Pianeti. Alla luce di questo scenario la sostenibilità è diventata un elemento sempre più centrale in numerosi ambiti oltre a quello strettamente ambientale, come, ad esempio, quello creditizio.

Le micro, piccole e medie imprese, in particolare, scontano maggiori difficoltà nel fornire dei dati sul rischio climatico e sulla propria sostenibilità sociale e di governance rispetto a realtà strutturate e di grandi dimensioni, non disponendo spesso di adeguati processi di elaborazione che consentano di rispondere alle richieste, sempre più stringenti, di banche, grandi clienti e filiere di appartenenza.

Aiutare le imprese del territorio, di ogni settore e dimensione, a migliorare sostenibilità e innovazione energetica rappresenta proprio l’obiettivo del bando della Camera di Commercio. L’auspicio è che questa misura possa contribuire ad accelerare la transizione ecologica del nostro sistema produttivo aiutando gli imprenditori ad attuare nuove modalità di utilizzo delle risorse necessarie per produrre e lavorare in modo da favorire una crescita sostenibile non solo dal punto di vista economico, ma anche da quello sociale e ambientale.
* Presidente Camera di Commercio Monte Rosa Laghi Alto Piemonte

BIELLA CITTÀ ARCIPELAGO

Un arcipelago di comunità energetiche rinnovabili

di Paolo Naldini

Dire Eolie non è dire Lipari o Salina o Panarea.
L’idea di arcipelago è forte, è qualcosa che cogliamo immediatamente, senza bisogno che ci venga spiegata ogni volta.
L’arcipelago cioè non è solo una nozione geografica formale, ma un paradigma che esprime una logica elementare: soggetti diversi uniti in un insieme organico sono più forti.
Molti Biellesi già conoscono e partecipano al progetto Biella Città Arcipelago che negli spazi di Cittadellarte trova un laboratorio attivo con gruppi di lavoro che si incontrano (a velocità diverse) per progettare azioni comuni sui temi essenziali alla prosperità sostenibile (cibo, acqua, educazione, energia, accoglienza).
Sul tema energia l’avviamento del gruppo di lavoro è stato dato con un incontro con il Sindaco di Biella, il Presidente della Provincia, vari rappresentanti dell’Unione Industriale e degli Industriali Biellesi e della Fondazione Cassa di Risparmio nel 2022. Da allora si sono fatti passi avanti e si sono incontrati molti ostacoli, come è consueto nelle vicende umane.
L’Unione Industriale e la Fondazione BIellezza hanno siglato con Enel X, sotto l’egida di Cittadellarte, un protocollo di intesa in cui si esprime la volontà di sviluppare programmi sul tema della transizione energetica e della sostenibilità con particolare riferimento allo sviluppo della produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile attraverso la valorizzazione del territorio cogliendo le opportunità offerte dalle nuove configurazioni in ambito di generazione distribuita, cosi dette Comunità Energetiche e lo studio e la realizzazione di una rete di ricarica ad accesso pubblico, con particolare attenzione alle infrastrutture di ricarica in corrente continua, in modo da favorire lo sviluppo della mobilità elettrica nel territorio comunale e provinciale, lo sviluppo e la valorizzazione del turismo collegato alla mobilità elettrica in collaborazione con la Fondazione BIellezza. Inoltre, dice il documento, il Progetto sarà realizzato in collaborazione tra le Parti con il continuo coinvolgimento di Cittadellarte – Fondazione Pistoletto all’insegna del concetto di «Biella Città Arcipelago».
Di tutto questo ancora non si è concretizzato nulla in termini di comunità energetiche e di stazioni di ricarica, vuoi a causa della mancanza dei decreti attuativi da parte del Governo (è della settimana scorsa la notizia che la Commissione europea ha dato il via libera al decreto italiano di incentivazione alla diffusione dell’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili, cioè alla Comunità Energetiche), vuoi per le difficoltà del Comune di Biella a gestire le procedure necessarie perché Enel X possa installare (a costo zero) le colonnine di ricarica, vuoi per la complessità incontrare nel coordinare il programma con la partecipata della Provincia che si occupa di energia, vuoi per la difficoltà di tenere un soggetto come Enel interessato per tempi così lunghi e davanti a tante complicazioni a investire nel nostro territorio che certo non rappresenta un business di rilievo per un player globale; Enel X era sopratuttto interessata all’idea che l’intera Provincia si costituisse come un territorio virtuoso impegnato per la decarbonizzazione, ma con il passare dei mesi e l’accumularsi dei problemi l’entusiasmo si è raffreddato (come esempio: sono stati individuati da UIB e noi oltre 20 possibili interventi in aree private ad accesso pubblico in cui Enel X avrebbe potuto installare impianti, ma solo una decina sono state accolte da Enel X, quando inizialmente prevedevano installazioni in numeri multipli di questo).
Ora, il tema delle Comunità Energetiche Rinnovabili da due anni fa si è diffuso molto e sono tanti i soggetti nel nostro territorio che stanno lavorando per costituirne una. Il progetto di un piano strategico generale che coordini tutti gli interventi a livello territoriale con la partecipazione attiva come regia da parte delle istituzioni non c’è ancora, o se c’è non è stato condiviso.
Quindi? Come Cittadellarte rinnoviamo il nostro impegno a collegare tutte queste iniziative e a promuovere la costituzione di un piano strategico territoriale che comprenda anche e primariamente le infrastrutture energetiche, pronti a cooperare con le Istituzioni e i privati perché il Biellese operi come Arcipelago: che quindi si studino e realizzino i modi perché le comunità energetiche rinnovabili si uniscano in una Comunità di comunità, dove ciascuno operi in modo autonomo, ma coordinando le attività comuni verso i cittadini utenti in modo che tutti i Biellesi possano un giorno far parte di una comunità energetica rinnovabile in rete con le altre.
Chi è interessato o ha magari già avviato il progetto di costituire una Comunità Energetica Rinnovabile può contattarci e insieme proveremo a passare da un modello individualizzato a uno sistemico.
Un territorio più elettrificato e meno carbonico, più indipendente dalle oscillazioni del costo (e persino della disponibilità) dell’energia, più capace di mettere in comune le risorse e gestire i beni comuni come patrimonio comune per il bene comune, è un territorio più prospero e sostenibile. Ancora una volta è evidente che conviene a tutti operare in sinergia e non restare isolati, cioè che la metafora dell’arcipelago sia la giusta guida per la pianificazione e la gestione del nostro territorio. Almeno così ci pare..

PECCATO CAPITALE

caret-down caret-up caret-left caret-right

Se anche la Thumberg dice «YES» al nucleare...

di Marziano Magliola

Quante sono le centrali nucleari nel mondo? I reattori nucleari attivi sono 442, concentrati in 29 Paesi. L’Europa è all’avanguardia, con 148 reattori attivi in 16 Paesi. Altri 8 (Bulgaria, Romania, Slovacchia, Finlandia e Francia), sono in fase di costruzione (in Italia sono stati disattivati nel 2011, causa referendum). Sono tutte centrali di seconda generazione e in alcuni Paesi, come Francia e Finlandia, si sperimentano già quelle di terza generazione. L’età media dei reattori attivi è compresa tra 24 e 31 anni. Di fronte alla necessità di ridurre drasticamente le emissioni, per evitare future catastrofi ambientali, anche gli attivisti più radicali, come Greta Thumberg, ammettono che, sì, il nucleare è sempre meglio del carbone. In Finlandia, con l’ingresso in esercizio del reattore nucleare di Olkiluoto 3 all’inizio di quest’anno, le emissioni sono calate di 11 milioni di tonnellate annue di CO2. Un risultato sorprendente che ci spinge ad abbandonare antiche remore e a concentrarci sulla costruzione, o riattivazione, di centrali nucleari anche in Italia. Dove alcuni ministri, lasciandosi prendere troppo la mano dall’entusiamo, o dall’imminenza delle elezioni europee, hanno addirittura proposto Milano e Torino come future sedi degli impianti. Non si è capito se Salvini intendeva piazza Duomo e Pichetto Fratin piazza Castello, ma che qualcosa si stia muovendo a livello politico anche in Italia è ormai acclarato. Sensibilssimi ai sondaggi, i partiti possono contare sul parere favorevole della maggioranza dei giovani. E sul fatto che l’Italia è circondata da centrali nucleari, le quali, come ha dichiarato Reinhold Messner in una recente intervista al nostro giornale, non risparmierebbero le regioni confinanti in caso di incidenti. Ipotesi, quest’ultima,sempre meno probabile con l’avvio delle centrali di terza generazione e con la possibilità di rendere più sicuro l’interramento delle scorie. Molto dipende dai conflitti in atto. Le continue minacce di utilizzo di ordigni nucleari - da parte della Russia nei confronti dell’Ucraina, ma non solo - frenano i consensi di una parte dell’opinione pubblica. Trai i continenti, l’Europa è il più virtuoso per quanto attiene la riduzione di emissioni di CO2. Tra il 1990 e il 2021, le emissioni europee sono state ridotte di oltre il 27 per cento, con l’impegno a tagliarle del 55 per cento entro il il 2030 e a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. E’ del tutto evidente che lo sforzo deve essere globale, e che la realizzazione di una centrale nucleare non può essere accolta favorevolmente … solo se costruita altrove.
Marziano Magliola

Lascia un commento