OROPA 2030. MISSION (IM)POSSIBLE

Report BIelleseGreen oggi vi porta a scoprire tutti i segreti del Santuario di Oropa: dai numeri dei visitatori alla storia del consiglio d’amministrazione a partire dal 1614.

In Piemonte i luoghi mariani di grande rilievo sono davvero numerosi: si va dai tre santuari torinesi ai luoghi legati allo spettacolare circuito dei Sacri Monti inserito nel Patrimonio Unesco. Per ubicazione, atmosfera, il Santuario di Oropa è sicuramente tra i più importanti.

Questo report è sponsorizzato da

Sfoglia il Report BIelleseGreen

EDITORIALE

Nella speranza che le parole non rimangano solo lettera morta
Ripartiamo da dove eravamo rimasti…

di Michele Porta

Dove eravamo rimasti? É la frase pronunciata da Enzo Tortora alla ripresa della sua attività dopo essere stato prosciolto dalle accuse, che lo avevano portato in carcere. È la stessa domanda – in un contesto diverso – che ci siamo posti per verificare se le proposte emerse durante il convegno del 25 Febbraio scorso hanno avuto un seguito o sono rimaste lettera morta.
Ci sembra utile ripartire da quell’incontro, per analizzare se le «forze biellesi» hanno dato vita in questi mesi a soluzioni concrete, propedeutiche per avviare un cambiamento che porti il territorio, nei prossimi anni, verso un futuro meno complicato.

Già, dove eravamo rimasti? Per soddisfare la nostra legittima curiosità, ci siamo rivolti all’intelligenza artificiale. La risposta non è stata molto incoraggiante perché il nostro «interlocutore», ChaptGpt, ci dice di «non disporre di informazioni sugli sviluppi nel Biellese tra il 2020 e l’ultima data di addestramento a settembre 2021».

Bene, anzi male! Abbiamo scritto più volte che il fenomeno della denatalità è la prima difficoltà da affrontare. La seconda, è impedire che molti giovani prendano una via senza ritorno verso altre città. La terza, alla riconversione di edifici di archeologia industriale o di strutture fatiscenti che determinano situazioni di degrado. La quarta, il commercio sempre più in affanno per la chiusura di molte attività. Sintomi, questi, di un malessere cronico.

Ma a Biella, si vive bene?
Dal «Rapporto sul BenVivere delle Province Italiane 2023» la città si colloca tra le province mediobasse. Eppure, vivere nel posto migliore ci consentirebbe non solo di progredire economicamente e culturalmente, ma di attrarre sul territorio nuovi visitatori. È vero che il nostro sport quotidiano è lamentarsi, però è anche vero, che quando si affrontano temi che dovrebbero riguardare il nostro futuro, come avvenuto al Forum Città Creative Unesco, ce ne disinteressiamo. Non possiamo più solo essere «sportivi», anche se le migliorie su alcuni impianti ci hanno consentito di ospitare eventi di rilevanza nazionale.
Noi, per quel poco che possiamo fare, da oggi riprendiamo a pubblicare un report (ogni mese) partendo da Oropa, che al suo futuro ci sta pensando non solo a parole a differenza di altri soggetti le cui parole rischiano di restare solo lettera morta.

L’INTERVENTO DEL VESCOVO ROBERTO FARINELLA

Oropa un progetto meraviglioso
Arte, fede e natura ti abbracciano

Come un canto antico, i miei ricordi riguardanti Oropa si perdono nel tempo. Pur non essendo biellese di nascita, ma di adozione, fin da ragazzo dal vicino «verde Canavese» sono stato al Santuario della Madonna Nera per le più svariate occasioni: da quelle religiose come i pellegrinaggi parrocchiali o diocesani ai momenti incantevoli e suggestivi delle visite al Santuario e alle sue tante attrattive naturali come gite, passeggiate, momenti di ristoro e di svago.

Il santuario di Oropa mi ha sempre affascinato. La sua maestosità, con le sue architetture e la sua posizione privilegiata, che incanta pellegrini e visitatori, e la sua bellezza emergente dall’anfiteatro naturale delle montagne dell’arco delle Alpi Biellesi abbracciano l’antico Santuario posto a circa 1159 metri di altitudine e la città sottostante.

Conosciamo l’antica leggenda secondo cui il santo Vescovo Eusebio di Vercelli si rifugiò tra questi monti per sfuggire ad una persecuzione (IV sec), portando con sé, dalla Palestina, una statua lignea della Madonna che conservò, nascondendola, ad Oropa in una nicchia di un masso erratico.
I primi riferimenti storici documentati risalgono invece al XII secolo con la consacrazione dell’antico sacello ad opera del Vescovo di Vercelli Aimone di Challant, della nobile famiglia di Aosta. A motivo dei pericoli per il diffondersi della peste nel 1599, la città di Biella fece voto di erigere una nuova chiesa. L’antico complesso fu arricchito nel corso dei decenni con due piazze realizzate fra il 1600 e il 1800 e con la Basilica Nuova che, con quella grande cupola, si riesce a scorgere in gran parte dal territorio biellese.

Il santuario di Oropa oggi comprende la Basilica Antica in cui, nel 1620, si tenne la prima delle solenni incoronazioni che ogni cento anni hanno scandito la storia del Santuario.
Immersa tra la natura rigogliosa del posto, si erge anche la nuova Basilica, una costruzione imponente, dalle proporzioni monumentali, che si trova allo stesso tempo in rapporto di armonia con le alte montagne circostanti. La sua cupola, che si eleva per oltre 80 metri dal pavimento, è un’opera meravigliosa, dalla quale si arriva nei giorni più limpidi a vedere le alpi liguri, giungendo quasi fino al mare.
Il Sacro Monte, poi, è un complesso costituito da 19 cappelle situate al di fuori delle mura del santuario di Oropa di cui 12 di queste sono dedicate alla vita della Madonna con affreschi e statue, mentre le restanti 7 raffigurano episodi di fede cristiana.

Al santuario, infine, sono annessi anche un osservatorio meteosismico, una stazione radio, un museo che conserva tesori d’arte, paramenti liturgici e i documenti che hanno scandito nei secoli la storia del Santuario. Al suo esterno, non molto lontano, si può inoltre ammirare un giardino botanico, un’area verde di 20.000 metri quadri in cui sono coltivate circa 500 specie e varietà di piante. Un vero incanto.
Il complesso nel 2003 è stato dichiarato patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco e l’intero territorio è divenuto «Riserva Naturale Speciale Sacro Monte di Oropa».

Tutta questa ricchezza di devozione, di bellezza architettonica e di natura costituiscono l’ideale per chi sente il desiderio di ricercare pace e armonia sotto lo sguardo della Vergine Bruna. Impressiona l’uomo moderno nel vedere come da secoli è stato possibile rappresentare la convivenza tra le esigenze di abitare la montagna e il rispetto del luogo. Se poi penso ai tanti angoli che ancora sono da scoprire o da riscoprire non si può fare a meno di riconoscere che Oropa è un’idea unica, un progetto meraviglioso, una preziosa eredità culturale, un dono grande per tutti!

+ Roberto Farinella

L’INTERVISTA AL RETTORE MICHELE BERCHI

Parla il rettore don Michele Berchi
Il nostro sogno ora si può avverare
La querelle su Giro d’Italia si poteva evitare con più condivisione. Oropa è un modello che fonde fede, accoglienza e… polenta

Classe 1964, cinquantanove anni, don Michele Berchi per i biellesi è il «custode» del Santuario di Oropa. Fin da bambino ha vissuto vicino al Santuario, tanto che la sua fede è sempre stata determinata da un forte affetto e devozione nei confronti della Madonna Nera, fino a portarlo nel 2008 a diventare il rettore del Santuario.

– Don Berchi, qualche mese fa ha incontrato il ministro Sangiuliano che cosa le ha detto di Oropa?
«Guardi, il ministro devo dire che è rimasto molto colpito dalla maestosità del Santuario, che non conosceva se non indirettamente. Con una certa emozione mi ha riferito, che avrebbe fatto il possibile per ‘assegnare’ i fondi ministeriali confermando, che la sua visita, rispecchiava quanto gli avevano riportato su Oropa»

– L’amministratore di parte laica Giancarlo Macchetto ci ha raccontato dei numerosi progetti che il santuario sta mettendo in campo. Sono progetti che cambieranno il volto di Oropa?

«Sono progetti che non cambieranno il volto di Oropa ma che vanno incontro a molti sogni che mai avremmo pensato di poter realizzare. Progetti che erano necessari, da tempo, e che serviranno per rilanciare il Santuario, renderlo più accogliente come luogo di attrazione turistico-religioso. Purtroppo o per fortuna, non abbiamo avuto materialmente il tempo per formulare un progetto globale, che potesse anche volendo cambiare il volto di Oropa. In realtà da anni ci sono problemi e questioni che non abbiamo mai potuto e voluto affrontare, proprio per la mancanza di fondi. Questa è un’occasione che non possiamo perdere».

– Papa Francesco nella Evangelii gaudium, ha indicato la forza evangelizzatrice della pietà popolare. Nelle processioni, nella nostra festa mariana, qual è il confine tra folklore, religiosità e devozione?
«L’aspetto folkloristico non è adeguato a descrivere una funzione religiosa, anche se è molto tradizionale come una fiaccolata. Però, parlando con un pizzico di ironia, oggi va molto di moda. Anche se il mondo laico potrebbe dare valore a questo gesto, invece, ha un significato molto importante. Vede, la fede è alla portata di tutti e trasmette all’uno e all’altro, che la luce che accendiamo insieme non deve metterci in pericolo dai venti che intendono spegnerla. Certo è innegabile che dove una comunità si riunisce, popolo e politici cercano di essere presenti e questo, credo, sia un bene ed un momento di aggregazione nella vita di un comune, una città, un territorio».

– Le ha dato fastidio la ‘querelle’ legata alla concomitanza della processione con il Giro d’Italia? Si poteva evitare?

«Non so se si poteva evitare. Certo sono rimasto stupito della predominanza che ha il Giro d’Italia rispetto a qualsiasi istituzione anche civile. Un evento talmente importante che fa passare tutto il resto in secondo piano e questo vale anche per le forze politiche che devono necessariamente adeguarsi. L’aspetto che mi ha fatto riflettere, al di là che sono ben contento visto che pratico un po’ di bicicletta, il fatto di coinvolgerci ci avrebbe permesso di essere preparati a trovare una soluzione, invece di doverlo fare in poche ore e con tutte le polemiche che sono scaturite. Un coinvolgimento maggiore del territorio sarebbe stata una buona azione».

– Infine, il grande amore per la Madonna Nera: oggi che cosa rappresenta Maria per i biellesi e che cosa disegna nell’anima devota di don Michele Berchi?

«Lei non ci crederà, ma quando mi fanno questa domanda rispondo sempre che sono davanti ad un mistero e benché sia a Oropa da quindici anni, continuo a scoprire questo legame profondo e personalissimo con la Madonna. Sembrerebbe strano, sono un sacerdote e invece le assicuro che non mi sento esperto ma uno spettatore privilegiato. Aver avuto il privilegio di assistere all’incoronazione della Madonna, a quel gesto del manto che ha fatto emergere una realtà forte e attuale, al legame personale di ciascuno con il Santuario è una sensazione molto bella. Un mistero commovente. Capisco, che le persone vengono a Oropa con la fede che hanno. Un legame profondo che li coinvolge nei momenti più importanti della propria vita con Maria».
Faccia un’ultima riflessione…
«L’insieme di religiosità e laicità che ci coinvolge reciprocamente, a Oropa è ben distinta ed è difficile separarla. È interessante vedere quante persone salgono al Santuario per l’attaccamento e la fede alla Madonna. Com’è interessante vedere, che ci sono dieci ristoranti che nessuno trova in altri luoghi mariani e che qui sono parte integrante. Nessuno si sognerebbe mai di andare a mangiare la polenta a Lourdes, ma venire a mangiare la polenta a Oropa ha un senso. É nella sua natura accogliere le persone senza per questo farla diventare un villaggio turistico e nello stesso tempo, non è un luogo così spirituale da non accogliere chi viene a mangiare la polenta».
Michele Porta

I CONTI DI OROPA – 1

I conti verso il pareggio: parla l’ad del santuario Macchetto
Un 2023 da incorniciare tra nuove scelte e clima sempre più favorevole

Contenuti i costi del riscaldamento che viaggiano a 750mila Euro l’anno
L’illuminazione a led, flussi normalizzati degli affitti, visite e pernottamenti su

Un 2023 da incorniciare. Per Oropa, orfana della Funivia da due anni, i numeri snocciolati dall’amministratore delegato laico del Santuario mariano più importante delle Alpi, Giancarlo Macchetto, che ha il compito di tenere sotto controllo i conti sempre in bilico, parlano da soli: fino a tutto agosto 15.576 pernottamenti (+22%) nelle 250 camere con servizi interni per 379 posti letto con l’obiettivo 20.000 entro fine anno, 4 mila soste col Cammino di Oropa (nel 2019 furono 300) di cui 3mila pernottamenti, sosta bus +70%, visite guidate 7mila partecipanti con un +70%, salita alla cupola della basilica nuova 2.200 accessi, visitatori al Museo del tesoro +77%.
Un osservatore attento potrebbe affermare che stiamo parlando del primo vero anno di attività post Covid, ma non è solo questo ad aiutare una crescita positiva e incoraggiante che già nel 2022 ha assicurato un bilancio chiuso con una leggerissima perdita (15mila Euro) e che quest’anno qualcuno sogna in attivo, ma si accontenterebbe di un pareggio fra entrate e uscite. Anche perché qui, con la pandemia, il santuario si è fermato, ma i costi no: limitate all’osso le spese, messi in cassa integrazione i dipendenti, ci sono stati non pochi problemi per le attività degli affittuari: ristoranti e negozi, molti dei quali hanno rischiato di non aprire più.
«Parliamo – spiega Macchetto – ovviamente della gestione ordinaria con un giro d’affari di 2 milioni di Euro circa e non delle quote di mutui di debiti decennali pregressi come quelli per il restauro delle camere nel Giubileo del 2000 o di investimenti che fanno parte della nostra quotidianità anch’essi, perché immaginare il futuro di un complesso monumentale e sacro come questo è un dovere al quale qui nessuno si sottrae».
Tenere i conti sotto controllo. «Sono una serie i fattori che hanno prodotto il risultato positivo. Primo, la riorganizzazione del lavoro. Abbiamo una quindicina di collaboratori in pianta stabile, per lo più bravi e appassionati giovani frutto del turn over: una condizione che ci avvantaggia per i costi rispetto a chi è andato in pensione che aveva, per ragioni di età e carriera, stipendi più elevati. Poi i lavori di pulizia sono stati affidati ad una cooperativa biellese. Poi, abbiamo ottimizzato il riscaldamento – che costa ogni anno più di 750mila euro – concentrando in un’unica ala le attività alberghiere nelle stagioni meno produttive e monitorando costantemente i consumi. Poi, stiamo trasformando tutte le lampade col led. Poi, abbiamo riorganizzato le 250 camere per 379 posti partendo dal segmento più popolare, «Monte Mucrone», che ha camere tutte con bagno privato nelle maniche che si affacciano sul primo piazzale: qui le doppie vanno da 57 a 63 Euro a notte. Poi c’è la fascia intermedia, «Montis Oropa», con camere nella manica accanto alla basilica antica e nelle due torri di ingresso al chiostro antico tutte curate con arredi storici e wi-fi: qui il prezzo sale e varia da 79 a 100 Euro. Infine, ci sono le quattro «Suite chiostro» con arredi del ‘700 e pezzi d’arte con doppie da 130 a 160 Euro. Poi abbiamo avviato un’attività di comunicazione più efficacie accompagnata alle visite guidate, all’attrazione rappresentata dalla cupola della basilica nuova e aprendoci ai meeting aziendali o didattici di enti ed università che aiutano anche nelle stagioni più fredde. Tutto questo oltre alla tradizionale attività spirituale che è il ‘core business’ del santuario mariano». Anche sul fronte degli affitti (“nel periodo Covid siamo andati incontro ai nostri circa 30 inquilini”) flussi normalizzati: «Abbiamo risanato una situazione per certi versi incancrenita, abbiamo messo a gara gli alpeggi ed oggi la riscossione è regolare con soddisfazione di tutti».
Ma il volano che ha spinto i «numeri» quest’anno, forse un miracolo inatteso, è stato il clima: «Mai avuti tanti giorni di sole e temperature miti come in questo 2023 che ha allungato fino quasi ad oggi la stagione estiva. Pensi che di solito si iniziava a scaldare a metà agosto, quest’anno da metà ottobre».
Se da un lato è un bene per i conti di Oropa, la situazione è incandescente per via dei disastri climatici. Tant’è: c’è chi piange e chi sorride. Anche al cospetto della Madonna nera.
Roberto Azzoni

I CONTI DI OROPA – 2

Entro fine anno l’attesa del finanziamento da 15-20 milioni da Roma
Coi milioni di Sangiuliano teatro, museo e minialloggi

Interessati l’ex falegnameria alla chiesa nuova, gli ex garages davanti ai cancelli e la manica di Sant’Anna. E poi opere al cimitero e al sacro monte. E nel ’24 eventi Giro e Marconi

Una volta Oropa era il santuario che nella vulgata popolare attraeva un milione di pellegrini all’anno. Un altro mondo e negli ultimi trent’anni se non ci fossero stati imprenditori solidali, le banche in particolare la Cassa di risparmio con la Fondazione in epoca prima Squillario e poi Ferraris, sindaci attenti da Susta a Gentile, chi è passato dai consigli di amministrazione non avrebbe saputo come sbarcare il lunario e probabilmente il gigantesco complesso monumentale non vivrebbe una stagione tutto sommato florida come questa.
Per la verità, l’azione degli attuali «padroni del vapore» di Fratelli d’Italia, ci ha messo una nuova pezza e ha ottenuto, con i favori del sottosegretario Andrea Delmastro, l’interesse del ministro dei Beni culturali Gennaro Sangiuliano che, portato in visita l’8 luglio scorso, ha assicurato un investimento «una tantum» per i progetti triennali di sviluppo oropensi per una cifra che balla tra i 15 e i 20 milioni di Euro.
Le malelingue dicono che quei soldi – attesi alla conferma entro la fine di quest’anno perché gli interventi sono progettati e pronti per essere avviati – sono a rischio per via dei tagli lineari che il ministro dell’Economia Giorgetti ha chiesto a tutti i ministeri stante la complessa situazione dei conti pubblici e il rischio di ulteriore default del Paese. Ma a Oropa si conta molto su questa erogazione diretta attraverso la Regione per tutta una serie di azioni da qui al 2026, in particolare anche in vista del Giubileo 2025 che aprirà il 24 dicembre 2024 con l’apertura della Porta Santa. Tutto nel solco di quanto si fece nel 2000, per l’ultimo anno santo quando vennero restaurate con un mutuo di cui si pagano ancora oggi gli interessi tutte le camere.
Eco di Biella e il suo Report BIellese Green è in grado di spiegare come verranno utilizzati.

Primo lotto 2024. E’ previsto in questo primo lotto di interventi, il completamento della messa in sicurezza delle colonne giganti all’interno della Basilica nuova, in linea con le due già risanate accanto all’altare. E qui balla oltre un milione di Euro. Poi è previsto un altro intervento di sicurezza per le cappelle del Sacro monte: in particolare quella del Paradiso, dopo quella della Presentazione di Maria al tempio, altri interni di cappelle e l’illuminazione del percorso. Ma l’intervento più radicale e innovativo è costituito dal nuovo Museo, per il quale sono stati presi contatti anche con gli esperti che hanno lavorato per Notre Dame de Paris dopo il rogo che l’ha gravemente danneggiata nell’aprile del 2019. Gli spazi interessati sono quelli al piano terra a destra della Basilica nuova, in continuità con la cappella di Sant’Eusebio, dove un tempo era ubicato il laboratorio di falegnameria ed altri locali al piano superiore. Qui potrà trovare casa il manto della madonna incoronata frutto di migliaia e migliaia di piccole tessere di tessuto donate dai fedeli e cucite dalle suore di Orta San Giulio: un’opera d’arte che è un atto di fede e speranza nella Vergine nera e che oggi è esposto dietro il sacello nella Basilica antica. Attorno al manto qui collocato, sale per esporre a rotazione o anche in sede fissa parte del patrimonio centenario fatto di documenti, archivi fotografici, paramenti sacri, erbari… Ovviamente tutto di concerto con il Museo del Tesoro già in essere al primo piano accanto alla rettoria. Un altro progetto del primo lotto è rappresentato dagli interventi per la captazione delle acque meteoriche: perché, sì, a Oropa manca l’acqua potabile. La centralina idroelettrica realizzata in passato, che avrebbe dovuto produrre energia a basso costo, ha dato scarsi risultati proprio per la scarsità idrica e l’assenza di neve degli ultimi anni.

Secondo lotto. Sono da ascrivere a questo blocco due interventi correlati all’accoglienza. Il primo è una sala convegni multimediale e teatro da 400 posti (quadruplicando la capacità rispetto all’attuale teatro Frassati) per rispondere ad una domanda sempre più alta per meeting e convegni. Verrà realizzata nella parte interrata della testata di ponente: guardando i cancelli d’ingresso a sinistra, dove una volta c’erano i garages già collegati con ascensore alle parti più alte. Poi ci sono interventi di manutenzione straordinaria sulle coperture da rivedere periodicamente. Ma, più interessante, la sistemazione a mini alloggi per famiglie per soggiorni di medio-lungo termine nella manica di Sant’Anna, quella che si affaccia sul chiostro antico dove – sotto – si trova il passaggio verso la scalinata che va al piazzale della Basilica nuova. E con la manica di Sant’Anna, anche la sistemazione dell’accesso dal portico del chiostro attraverso una scala di pietra e colonne oggi malridotta.

Terzo lotto. Rientra in questo blocco il cimitero monumentale al di là delle cappelle private del cimitero-bosco: qui è prevista la sistemazione dell’anfiteatro d’ingresso con la sostituzione delle colonne di pietra rubate nel tempo, le coperture e il risanamento delle tombe sotterranee. Infine, l’abbattimento di barriere architettoniche.

Il 2024. Oltre al Giro d’Italia che Oropa ospiterà ad inizio maggio con corollario di polemiche per l’anticipo della processione votiva di Biella, mercoledì 8 novembre l’amministrazione di Oropa incontrerà l’amministrazione di Candelo per discutere sinergie per celebrare la prossima estate il 150° della nascita, ma soprattutto il 130° della visita di Guglielmo Marconi che proprio nell’estate 1894 – con il sostegno e la collaborazione di un insegnante di Candelo – ebbe al Santuario l’intuizione che la telegrafia senza fili «avrebbe potuto collegare, in pace, le grandi aperture terrestri affinché gli uomini potessero sopperire alle tragedie dovute all’impossibilità di comunicazioni che li costringeva a subire gravi perdite di vite umane sia in terra che in mare».
Un programma complessivo di grande impatto, quello che dovrebbe portare l’attuale consigliatura – amministratori delegati don Stefano Vaudano per la parte ecclesiastica e Giancarlo Macchetto per la parte laica – a chiudere in bellezza il mandato alla fine dell’anno prossimo quando anche la città di Biella avrà un nuovo sindaco eletto a fine primavera.
Roberto Azzoni

I NUMERI DEL SANTUARIO

Pernottamenti a tutto agosto 15.576 | +22%
Cammino di Oropa 4.000 passaggi | 3.000 pernottamenti
Visite guidate
7.000 partecipanti | +70%
Salita cupola
2.200 accessi ad oggi
Museo del Tesoro +77% di viste
Bilancio 2022 15,000 euro la perdita
Bilancio 2023 auspicio pareggio se non meglio
Giro d’affari corrente
2 milioni di euro circa
Addetti 15 + coop pulizie
Camerate comuni 130 posti
Affittuari: una trentina fra negozi, ristoranti e alpeggi
Camere con servizi e riscaldamento
250 per 379 posti
(doppia Monte Mucrone da 57 a 63 euro a seconda stagione, Montis Oropa da 79 a 100 Euro, Suite da 130 a 160 Euro)

LA STORIA DELL’AMMINISTRAZIONE DEL SANTUARIO

Dal 1614 anche i laici entrano nel consiglio del Santuario di Oropa

di Mario Coda
Amministratore di parte laica del Santuario di Oropa (1991-2004)

Con bolla del pontefice Pio II Piccolomini, data da Mantova il 20 novembre 1459, le due chiese di Oropa, cioè quella di S. Maria in montibus e quella di S. Bartolomeo in valle venivano unite in perpetuo alla massa capitolare di S. Stefano di Biella, con i loro beni e redditi. Ma questo status giuridico, ribadito anche in una bolla di papa Alessandro VI Borgia datata Roma 6 maggio 1501 apud Sanctum Petrum, durò soltanto 155 anni, fino a quando cioè monsignor Giacomo Goria, vescovo di Vercelli, della cui diocesi, a quell’epoca, il territorio biellese faceva parte, non decise, con decreto del novembre 1614, di inserire anche dei laici nella gestione temporale del Sacro Luogo, dando vita, malgrado le opposizioni dei canonici della suddetta collegiata, ad una congregazione amministratrice composta da due ecclesiastici: il vicario episcopale per Biella ed il prevosto del capitolo, ambedue pro tempore; e da due altri principali del luogo da nominarsi et mutarsi o confirmarsi di tre in tre anni da sua Signoria Rev.ma et da successori suoi in perpetuo. Il Goria stesso nominava l’abate Ottavio Bertodano ed il conte Sebastiano Ferrero, in quell’anno rettore del comune di Biella, e quale suo supplente il signor Bernardo Ferraris. La presidenza era di fatto ovviamente riservata al vescovo o, in caso di sua assenza, ad un suo rappresentate, che generalmente era il suo vicario per Biella.

La nomina di un Segretario. Tra le altre cose più salienti del decreto Goria era stabilita la nomina di un Segretario e di un Depositario o Tesoriere, da nominarsi et mutarsi da sua Signoria Rev.ma et dai suoi Successori come gli parerà, e venivano precisate le norme regolatrici delle loro mansioni. Tesoriere fu nominato il canonico Gio. Angelo Bertone detto Quarasa, giudicando bene Monsignore Rev.mo che il Depositario sia sempre uno del Capitolo di S. Stefano. Segretario fu dallo stesso presule nominato il dottor Giulio Cesare delle Lanze. Veniva inoltre disposto che le tre chiavi della cassa delle offerte dovevano essere tenute ciascuna dal vicario episcopale, dal prevosto del Capitolo e da uno delli altri due della Congregazione ad eletione di esso Monsignore et de suoi successori. E il prescelto fu ancora l’abate Bertodano.

Il rettore. Non manca nel decreto un accenno anche al rettore della chiesa: il canonico che dovrà haver cura della Madonna e cose sue di comune consentimento et parere di Monsignore et del Reverendo Capitolo sarà per adesso il Rev. Canonico Gio. Pietro Vergnasco, che era in carica in quel momento, nominato dal solo Capitolo. Come fa notare il can. Mario Trompetto nella sua Storia del Santuario di Oropa a p. 212, il per adesso, rivela già il proposito del vescovo di avocare a se anche detta nomina. Negli anni che seguirono però i contrasti tra il vescovo di Vercelli e il Capitolo di Biella sulla nomina del rettore di Oropa non si placarono: ricorsi e controricorsi a non finire; comunque le pronunce della Santa Sede erano sempre decisamente a favore del Capitolo. Quest’ultimo tentò addirittura di ottenere da Roma il ritorno al suo pieno possesso di Oropa, con l’eliminazione della Congregazione mista voluta dal vescovo Goria e il ripristino del vecchio regime capitolare. Ma contro la sentenza dell’Uditore della Camera apostolica, Caballetto, pronunciata il 2 aprile 1644, la quale dava pienamente ragione al Capitolo, stabilendo che Capitulum et Canonicos fore et esse mantenendos in pacifica et quieta possessione, gubernii et administrationis dictas ecclesiae, le altre parti in causa (cioé il vescovo e il Comune) opposero una dura resistenza impedendone l’esecuzione.

Da parte sua anche la duchessa reggente Cristina di Francia, insoddisfatta per il trascinarsi delle cose, da Giaveno in data 6 settembre 1644 inviava una lettera molto dura, e piena di rimproveri ai «magnifici nostri carissimi il Rettore, et Città tutta di Biella», invitandoli ad agire con fermezza nell’interesse della Città e anche della Corona. Evidentemente la lettera ducale provocò i suoi effetti perché i canonici, temendo di essere estromessi dalla amministrazione del Sacro Monte, vennero a miti consigli, accettando finalmente, ob torto collo, di trattare, e il 29 settembre 1644, in Torino, viene dalle parti sottoscritto il «lodo» patrocinato da Madama Reale, che sarà chiamato Primo Stabilimento Regio e, pur nella sua estrema semplicità, esso sarà considerato come il vero e proprio atto di fondazione della Congregazione mista laico-ecclesiastica per il governo temporale del Santuario di Oropa. Esso é firmato, d’ordine di Madama Reale, dal marchese di Pianezza Carlo Emanuele Filiberto Giacinto di Simiana, e controfirmato per accettazione da Felice Bertodano, e dal canonico Alberto Albertini, quali procuratori del Capitolo di S. Stefano, nonché da Francesco Vercellone e dall’avvocato Romolo Rondi, quali procuratori della città di Biella.

E’ un documento molto importante, seppur di soli sei articoli. Per quanto riguarda la presenza dei membri laici nella Congregazione amministratrice della chiesa di Oropa esso conferma praticamente quanto stabilito a suo tempo dal vescovo di Vercelli, e cioè:
ai quattro canonici del Capitolo di S. Stefano si aggiungono tre membri laici eletti dal consiglio comunale, più il rettore della città in rappresentanza del Serenissimo Duca di Savoia; questi ultimi però, con un’espressione del tutto barocca – recita l’art. 3 – dovranno lasciare nel sedere la precedenza a’ Religiosi. Al vescovo spetterà invece soltanto più la sovra intendenza datali dai canoni.

Il documento lascia dei punti interrogativi. Non dice, per esempio, a chi competono le nomine dei diversi componenti la Congregazione, e neppure la durata della carica. Fatto sta ed é che, mentre dal novembre 1614 il vescovo aveva avocato a sé tutte le nomine, dopo l’applicazione del «lodo» in parola, tacitamente vi provvederà ciascuna parte, ed esse, come per il passato, continueranno ad essere triennali. Altra grossa lacuna riguarda il Rettore della chiesa e il Tesoriere, che sono completamente ignorati. Per quanto concerne la loro nomina, viene tacitamente riconosciuta, per entrambi, l’antica prassi della competenza capitolare, mentre per quanto riguarda la nomina dei Preti cappellani di Oropa, ogni decisione viene rimessa al Papa. Ma nell’attesa, malgrado la contrarietà del Capitolo, alla loro nomina provvederà l’intera Congregazione, compresi quindi il rettore della città e gli altri membri laici.
Al vescovo, ovviamente, nel suo complesso il «lodo» non può piacere perché, lasciandogli la sola sovrintendenza canonica, in pratica lo estromette dalla gestione temporale. Ma ai suoi ricorsi la Congregazione dei Vescovi e dei Regolari della Santa Sede in data 4 maggio 1646 risponde che quanto al governo della medema chiesa si attenda l’ultimo stato e s’osservi il solito, cioè il «lodo» stipulato tra il Capitolo e la Città.

Il «lodo» in parola bene o male resse per diversi decenni, anche se i dissensi tra le parti non finirono del tutto. Non mancarono infatti nuovi ricorsi e controricorsi al sovrano sabaudo circa l’interpretazione o una migliore precisazione riguardo a qualche particolare dettaglio o lacuna del lodo medesimo. Nel tempo seguiranno altri tre Regi Stabilimenti, oltre ad alcuni Regi biglietti, negli anni 1711, 1737 e 1748, i quali nella sostanza non intaccheranno la struttura di governo sancita nel primo Stabilimento del 1644, ma piuttosto integreranno la normativa con ulteriori disposizioni, o anche solo precisazioni, soprattutto per un migliore funzionamento dei vari servizi interni dell’Amministrazione, ma anche riguardo la vita collegiale dei sacerdoti.

L’ordinamento amministrativo voluto dal vescovo Goria e confermato dai Regi Stabilimenti fu nel tempo, per ben due volte, abolito: la prima, durante il periodo napoleonico quando il Santuario passò sotto il governo di una commissione amministratrice unica per tutte le opere pie, denominata Commissione amministrativa degli Ospedali ed Ospizi civili; la seconda, quando, dopo la soppressione di tutte le corporazioni religiose e la confisca dei beni ecclesiastici, ai sensi delle leggi 7 luglio 1866 e 15 agosto 1867, il Santuario, sotto la nuova denominazione di Ospizio di Oropa, fu governato da un nuovo organo amministrativo a stragrande maggioranza laica.
Come prescritto dallo statuto organico del nuovo ente, elaborato dal Consiglio comunale di Biella a norma della legge 3 agosto 1862 sulle opere pie, e approvato con Regio decreto del 26 marzo 1868, il Comune conservava il diritto di nominare i suoi tre membri, oltre il sindaco quale membro di diritto, mentre il Capitolo di S. Stefano poteva soltanto più nominare due dei quattro membri che aveva prima. Al vescovo diocesano, che in passato presiedeva senza diritto di voto, veniva riconosciuta la presidenza effettiva, quando intervenga personalmente, mentre, in caso di sua assenza, essa spetta al Sindaco: e quando anche quest’ultimo sia assente od impedito, la Presidenza spetta al Consigliere più anziano di età tra quelli nominati dal Consiglio Comunale (art. 4). Comunque questa normativa durerà pochi anni perché in occasione di una revisione dello Statuto dell’Ospizio, avvenuta nell’anno 1876, il vescovo viene completamente estromesso dal Consiglio di amministrazione del medesimo. Per quanto riguarda infine il canonico rettore, ridotto al semplice ruolo di rettore spirituale della chiesa aperta nell’Ospizio (art. 14), esso non sarebbe più stato eletto dal Capitolo della Cattedrale ma dalla Commissione amministrativa dell’Ospizio, su una terna di candidati proposta dal Capitolo medesimo (art. 15).

Ovviamente l’ultimo assestamento dell’organo amministrativo di Oropa, approvato con Regio decreto del 24 marzo 1878, fu digerito male dalla parte ecclesiastica, che intraprese una lunga battaglia giudiziaria contro il Comune di Biella e l’Ospizio oropense al fine di ottenere il ritorno all’assetto originario. La causa durò parecchi anni percorrendo tutti i gradi di giudizio e concludendosi con una sentenza della Corte di Cassazione del 25 marzo 1902 che confermava quella della Corte di Appello di Torino del 28 aprile 1900, la quale dichiarava:
a. non applicabili all’ente Santuario le leggi 3 agosto 1862 e 17 luglio 1890;
b. illegittimi e privi di effetto giuridico i decreti reali di riforma dei suoi statuti del 24 maggio 1868 e 26 marzo 1878;
c. doversi ristabilire il Santuario in quello stato e condizione in cui si trovava anteriormente alla emanazione del primo di detti decreti. Alla sentenza della suprema Corte seguiva un decreto reale, dato da Racconigi in data 5 ottobre 1902, con il quale i decreti di riforma sopra citati venivano revocati e di conseguenza il Santuario veniva ristabilito nello status quo ante, vale a dire nelle condizioni stabilite nel «lodo» del 1644, approvato dalla prima Madama Reale.
Quindi fu sicuramente una vittoria della parte ecclesiastica ma nello stesso tempo la sentenza clamorosamente stabilisce che Oropa é un ente autonomo laicale di culto, il che certamente non dispiacque alla parte laica.

TURISMO RELIGIOSO

Un business che vale 4,5 miliardi di euro

L’Italia è una delle destinazioni privilegiate per chi sceglie di compiere un viaggio spirituale, per la grande presenza di luoghi di culto tra i più famosi al mondo e di manifestazioni che attirano milioni di pellegrini. La Fede è la prima grande ragione di viaggio. Da una recente indagine dell’Isnart, l’Istituto Nazionale sulle Ricerche Turistiche, i visitatori che ogni anno prendono d’assalto i luoghi spirituali italiani sono circa 5,6 milioni, di cui 3,3 milioni stranieri, soprattutto europei con un fatturato stimato di 4,5 miliardi di euro. Grazie alle mete italiane, il turismo religioso contribuisce per l’1,5% sul totale dei turisti del nostro Paese, nello specifico il 2% sulla domanda estera e l’1,1% sui viaggiatori italiani.

Il profilo del pellegrino. I numeri ci dicono che il turista religioso è adulto ma non anziano: il 41,4% ha infatti un’età compresa tra 30 e 50 anni.
Viaggiano in media più donne che uomini: rispettivamente il 57% contro il 43%.
Il 42% sono pensionati, il 16% sono religiosi, il 18% sono casalinghe, il 7% è composto da lavoratori autonomi, l’8% da operai, il 2% sono artigiani, il 3% da dirigenti e il restante 4% da imprenditori.

Ci si sposta per motivi religiosi. Questa è infatti la motivazione per il 71% dei turisti, oltre alla voglia di scoprire le ricchezze del patrimonio artistico e culturale (42%), il desiderio di vedere posti nuovi (26,3%) e la curiosità di conoscere usi e costumi del luogo (21,1%).

Meno della metà si affida ad agenzie specializzate: solo il 44,4% usa infatti un tour operator; in particolare gli italiani sfruttano questo circuito nel 22,3% dei casi, mentre gli stranieri per il 59%.
Il gruppo di viaggio è molto eterogeneo: il 32,7% decide di viaggiare con il partner, il 20% parte con una compagnia organizzata da un tour operator, il viaggio con gli amici è stato visto nel 19,7% dei casi, il 13,3% dei turisti invece sceglie di muoversi con la famiglia, mentre solo il 9,8% viaggia da solo.
Si fa un viaggio religioso all’anno. Il 55% dei turisti afferma che ogni anno fa almeno un viaggio religioso, mentre il 27% ne compie due, il 12% tre e solo il 6% dei pellegrini supera i 4 viaggi annuali.
Il periodo preferito è la bassa stagione. La spesa media al giorno è di circa 51 euro a persona: i turisti italiani spendono 59 euro al giorno, mentre gli stranieri sono più parsimoniosi, con 46 euro a testa.
M.P.

Oropa è il Sacro Monte più importante del Piemonte

In Piemonte i luoghi mariani di grande rilievo sono davvero numerosi: si va dai tre santuari torinesi ai luoghi legati allo spettacolare circuito dei Sacri Monti inserito nel Patrimonio Unesco. Per ubicazione, atmosfera, il Santuario di Oropa, è sicuramente tra i più importanti. Al centro di uno straordinario complesso monumentale, ospita una di quelle Madonne Nere tanto diffuse nella regione alpina. Si tratta di una preziosa immagine trecentesca in legno che secondo la leggenda sarebbe una delle immagini riportate da sant’Eusebio di Vercelli dalla Palestina nel IV secolo. Aldilà della controversa datazione della statua la piccola chiesa di Oropa che la custodisce è ancora un luogo di grande fascino e raccoglimento. Lo stesso non si può dire della monumentale Chiesa Nuova che domina con la sua cupola l’intero complesso. Nei boschi circostanti si trovano anche 19 cappelle che fanno di Oropa un vero Sacro Monte.

FONDAZIONI

400mila euro per la rinascita del Santuario di Graglia

È pronto a tornare al suo antico splendore il Santuario di Graglia, grazie all’impegno congiunto di Fondazione Cassa di Risparmio di Biella e Fondazione CRT, che hanno destinato complessivamente oltre 400 mila euro per il recupero e la valorizzazione di questo monumento simbolo della Valle dell’Elvo e del Piemonte. In particolare, Fondazione CR Biella ha destinato un contributo straordinario di 200.000
euro per il restauro delle coperture a salvaguardia delle volte affrescate, il recupero delle terrazze panoramiche e delle sale espositive. Fondazione CRT, nell’ambito del proprio
progetto «Santuari e Comunità», ha messo in campo 212.500 euro per questo bene, prevedendo un intervento integrato su tre pilastri: restauro strutturale del Santuario, iniziative di inclusione sociale e azioni di promozione culturale per la sua valorizzazione sul territorio.
«Il Santuario di Graglia è un bene di grande importanza per il nostro territorio in quanto è un monumento-faro per tutta la Valle dell’Elvo e al contempo rappresenta un luogo di forte coesione culturale e religiosa per la popolazione. – spiega il Presidente della Fondazione Cr Biella Michele Colombo – Questo importante intervento congiunto con la Fondazione CRT ci permetterà di rafforzarlo collegandolo in modo ancora più funzionale ai vari progetti di rilancio turistico che stanno interessando la Valle, un prezioso lavoro di squadra».

BIELLA CITTÀ ARCIPELAGO

Oropa un pulsante che aspetta di essere premuto

di Paolo Naldini

La Galilea di 2000 anni fa doveva essere una lontana provincia, povera, ancorché ricca di storia il cui studio allora non credo fossero in molti a coltivare. La maggior parte della gente viveva una vita misera ed estremamente precaria, non esisteva il concetto stesso di diritti, per non parlare degli schiavi.
La straordinaria visione che uno di loro portò tra quella gente dovette essere dirompente e realmente life changing come si dice oggi, qualcosa che ti cambia la vita. Ancora adesso quel messaggio sarebbe piuttosto rivoluzionario se fosse davvero seguito dalla maggior parte della popolazione: basti pensare ai pericoli che corre il papa attuale con il suo approccio radicale. Tra l’altro se oggi si presentasse alle nostre frontiere – figlie dell’Illuminismo e della modernità di cui siamo giustamente fieri e di cui giustamente ci vergogniamo (o almeno alcuni di coloro che ne riconoscono gli orrori ed errori) – quella famigliola composta da una ragazza madre, forse di colore, con un seguito di animali, raccontando di angeli e miracoli e dei, i nostri servizi di polizia preposti al contenimento dell’immigrazione difficilmente li accoglierebbero sfamandoli, curandoli e offrendo loro un rifugio. Se poi quei migranti avessero la disgrazia di dover arrivare via mare, con i loro re magi, pare poco probabile che non li lascerebbero affondare tra le onde sospinti dagli strali infiammati di non pochi politici europei che giurano di voler proteggere da queste persone la fortezza dell’Europa. In effetti anche quel predicatore nordafricano di padre sconosciuto fu giudicato un pericolo mortale, imprigionato e ucciso davanti a una folla entusiasta, convinta che i suoi leader la stessero proteggendo.
Eppure, dopo due millenni, nella conca d’Oropa sta un capolavoro di architettura dedicato proprio a quel pensiero, a quella filosofia di vita e convivenza tra umani, e non a quei leader osannati, obbediti e temuti di cui oggi ognuno si vergognerebbe di dirsi un follower. Idolo di questa meraviglia dell’arte architettonica integrata con la maestosa e sublime natura delle montagne è la statua di una donna nera. Anche se ci sono varie teorie sul perché sia di questo colore, lei ha una pelle decisamente lontana dal pallore di noi europei, come i Palestinesi che i nostri alleati internazionali stanno bombardando, come i nigeriani e i maliani che le nostre navi militari stanno respingendo e contro cui parlamentari e piazze europee si scagliano impauriti come di fronte al più pericoloso nemico. Ho sentito con le mie orecchie domenica scorsa un rispettabile (?) signore ligure che affitta biciclette sul lungomare augurarsi che alle frontiere di Ventimiglia ne muoiano il più possibile di questi temibilissimi personaggi, meglio se tutti. Forse la crocifissione sarebbe eccessiva anche ai suoi occhi, forse, ma una fucilata o qualcosa di più moderno sembrava andare bene.
Sono centinaia di migliaia i pellegrini che visitano questo santuario – elegantemente posato come una sfinge attenta ed enigmatica, rivolta a sud, traguardante da lassù, nelle giornate terse, chissà, forse oltre la pianura padana il mediterraneo e i suoi flutti che riempiono di angoscia il cuore di milioni di persone – santuario casa e monumento di un pensiero di fratellanza e amore, carità e compassione. Quanti di questi «turisti» il giorno dopo la visita a Oropa praticano la sua filosofia? Non è che magari capiterà di incontrare all’interno della Basilica un giorno proprio quell’ineffabile signore sanremasco, maestro di vita e civiltà, con la barba bianca e il pizzetto, quello che si augurava a voce alta la morte di centinaia di ragazzi e ragazze ammassati nei centri di accoglienza (così li chiamiamo!) con la pelle scura e il coraggio disperato della famigliola di cercare una casa e una vita migliore per sé e i loro figli, senza nemmeno un bue, un asinello e una stella cometa a guardagli le spalle?
La cupola di Oropa è come un pulsante, un immenso pulsante che abbiamo di fronte a noi da secoli, è lì che aspetta che un dito «capace» lo prema e accenda il circuito spento della compassione, o spenga quello acceso dell’odio.
Probabilmente ci sono tantissime strade per arrivare a mettere il proprio dito su quel bottone. La mia passa per l’arte. Abbiamo fatto una mostra qualche mese fa a Palazzo Reale a Milano con un titolo che è come una teleferica verso Oropa: la pace preventiva. Soltanto la pace può portare la pace. La guerra inevitabilmente la guerra.

PIANETA UNIONE INDUSTRIALE

Dobbiamo puntare sulla promozione di un turismo di nicchia e qualità

L’andamento del turismo a livello locale e regionale sta registrando una congiuntura particolarmente favorevole. Dopo le buone performance del 2022, infatti, il trend di crescita continua anche nel 2023.

L’Osservatorio Turistico della Regione Piemonte ha rilevato, nel 2022 rispetto al 2019, un forte incremento della quota dei pernottamenti dall’estero, sia da mercati europei come Germania, BeNeLux, Francia, Svizzera, UK, Scandinavia, Spagna che da USA. Comunque, anche nel 2023, la maggior parte dei turisti che scelgono il Biellese proviene dall’Italia (75%), soprattutto dal Piemonte ma anche da Lombardia, Emilia Romagna, Veneto.
Negli ultimi anni il turismo di prossimità ha toccato anche i siti meno conosciuti, ma non per questo meno affascinanti.
Il Santuario di Oropa, con il Sacro Monte, è indubbiamente una delle mete più conosciute, una punta di diamante del turismo biellese, ma sono convinta che possa essere ulteriormente valorizzato. Penso, ad esempio, al Cammino di Oropa, che nel suo primo tratto da Santhià lungo la Serra fino al Santuario, è attualmente un percorso sempre più frequentato. Ne è già nato un ulteriore sviluppo, dal Santuario di Belmonte nel Canavese da un lato e dall’altra verso il Santuario della Brughiera, attraversando Valle Cervo con San Giovanni e l’Oasi Zegna. E perché non immaginare l’allungamento verso Varallo in Val Sesia, e ancora verso Orta all’insegna del turismo «lento», che apprezza le suggestioni del paesaggio alpino?
C’è poi in itinere la realizzazione del progetto «In bici intorno al Rosa» che grazie al Tracciolino tocca nuovamente Oropa, un meraviglioso anello di sviluppo tra Biellese, Val Sesia, Val d’Aosta e Canavese, riservato alle attività outdoor che, per le sue caratteristiche, ha pochi uguali in Europa.
In conclusione, dobbiamo puntare a sviluppare sempre di più la coesione a livello regionale, con l’obiettivo comune di agire, insieme e in modo coordinato e coeso, per valorizzare il nostro patrimonio paesaggistico, culturale, industriale.
Mai come in questi anni, infatti, credo che sia possibile puntare sulla promozione di un turismo variegato, di nicchia e di qualità, come quello che il Piemonte può offrire ai visitatori stranieri e italiani.
Laura Zegna
Presidente Sezione Turismo e Cultura
dell’Unione Industriale Biellese

PIANETA CAMERA DI COMMERCIO

Oropa: attrazione turistica straordinaria

Il Santuario di Oropa è considerato il più importante luogo di culto mariano, dedicato alla Madonna nera, dell’arco alpino. È nel cuore dei biellesi ovviamente, ma attira visitatori da tutta Italia e dall’estero. Infatti è la principale attrazione turistica del territorio, un successo dovuto alla sua rilevanza religiosa ma anche a nuove iniziative come il cammino disegnato per il trekking e le mountain bike che negli ultimi anni ha visto una decisa crescita nel suo utilizzo.
Il Sacro Monte di Oropa è inserito nella lista dei beni Patrimonio dell’Umanità UNESCO, così come quelli di Domodossola, Ghiffa, Orta e Varallo. Luoghi uniti dalla fede e che costituiscono un itinerario ben riconoscibile per l’area che compete alla Camera di Commercio Monte Rosa Laghi Alto Piemonte.
Ma se si scorre la World Heritage List sono ben dieci i riconoscimenti localizzati tra le province di Biella, Novara, Verbano Cusio Ossola e Vercelli: oltre ai sacri monti, troviamo anche i siti palafitticoli di Viverone e dei Lagoni di Mercurago, il Geoparco Sesia Val Grande e il Parco Ticino Val Grande Verbano, inserito nel network mondiale delle Riserve della Biosfera. Dal 2019, inoltre, la città di Biella è entrata a far parte dell’Unesco Creative Cities Network, una candidatura sostenuta attivamente dalla Camera di Commercio.
Quest’area vanta dunque un patrimonio straordinariamente prezioso dal punto di vista turistico, che l’ente camerale ha deciso di sostenere e promuovere in modo coeso. Crediamo infatti che offrire ai visitatori una visione complessiva e coerente dell’Alto Piemonte, declinata in base a segmenti di pubblico specifici, sia più efficace di una comunicazione spot. In parallelo, lavoriamo alla crescita degli operatori di settore con formazione, b2b e incoming per aiutarli a sviluppare strategie di promozione e aumentare così l’attrattività di questa zona. Perché non basta un luogo in sé per farlo rimanere impresso nella memoria e innescare nel turista la voglia di consigliarlo e di tornarci: ciò che cambia la percezione è l’esperienza che si vive, che coinvolge tutto e tutti.
Lavoriamo dunque insieme perché tutto l’Alto Piemonte, e quindi Oropa, diventino sempre più memorabili!

Alessandro Ciccioni
Vice presidente Camera di Commercio
Monte Rosa Laghi Alto Piemonte

POTERE ISITUZIONALE

caret-down caret-up caret-left caret-right

Da Virgilio a San Gennaro al ministro Sangiuliano...

di Michele Porta

Da Virgilio a San Gennaro. Circa 700 anni fa Virgilio fu sostituito da San Gennaro come patrono di Napoli. A metterci lo zampino fu la Chiesa che non vedeva di buon occhio il poeta mantovano, diventato - senza elezione né investitura ma per voce di popolo - il santo protettore della città dove era stato sepolto. Virgilio era ingombrante e la Chiesa (si racconta), per screditarlo, mise in giro la voce che era un mago nell'immaginario superstizioso dei partenopei, che lo veneravano attribuendogli miracoli e prodigi. Autore di profezie, regista di fatti meravigliosi, sommo esperto in materia astrologica, medica, religiosa e onnisciente taumaturgo.
La fama di Virgilio andava ben oltre Napoli, sconfinando a nord delle Alpi. Bisognava dunque destituire questo protettore pagano e sostituirlo con un santo cristiano. Le dimissioni forzate di Virgilio da supremo tutore di Napoli avvennero a poco a poco e San Gennaro divenne operante dalla seconda metà del 300.

Da San Gennaro a Sangiuliano. Gennaro Sangiuliano, uomo di cultura e militante missino sin da quando era giovanissimo, nel 2003 è entrato in Rai in quota ad Alleanza Nazionale. Alla fede per la politica di destra, unisce anche quella per il cattolicesimo.
Appena insediatosi al Governo ha sostenuto la candidatura, avanzata dall'arcidiocesi di Napoli, di inserire il culto di San Gennaro nell'elenco del Patrimonio culturale immateriale dell'Unesco. Il ministro si è vantato di portare il nome del santo e ha affermato di averne «studiato la vita e il sacrificio», non senza ricordare la statuetta che gli veniva regalata ogni anno.
Dalle idee confuse sull'accesso gratuito ai musei, al bonus per il cinema, dalla boutade che non si fanno film su Pirandello proprio mentre il film italiano di maggior successo del momento è su... Pirandello, dall'invito alla Rai a mettere in piedi una fiction sulla trascurata Oriana Fallaci, che tuttavia esiste già dal 2015, fino all'ultima gaffe al Premio Strega 2023 facendo intendere di non aver letto i libri finalisti, pur avendoli votati, il ministro Sangiuliano è oggi la nuova stella del governo italiano.
Una stella che ha brillato nel Biellese. Durante la sua recente visita al Santuario di Oropa, accolta dalla politica locale con grande entusiasmo, il ministro Gennaro Sangiuliano ha definito il complesso monumentale «un luogo denso di storia, di grandi tradizioni e ricco di valori artistico-culturali», esortando le istituzioni e gli addetti ai lavori a darsi da fare «perché la cifra che il ministero è in grado di mettere a disposizione varia dai 10 ai 20 milioni di euro».
Se davvero il denaro verrà versato nelle casse del Santuario, questo è prematuro dirlo, certo è, che Gennaro Sangiuliano se davvero invierà dal suo dicastero il denaro promesso, ha tutte le carte in regola per diventare il nuovo «San Gennaro».
Perché si sa: «I soldi… fanno miracoli!» come già accaduto circa 700 anni fa.

PECCATO CAPITALE

Alla corte di Sangiuliano per il quarto miracolo

di Marziano Magliola

La Chiesa parla di miracoli sempre con estrema cautela e prima di avvallarli segue una procedura che mette sotto la lente di ingrandimento - e per lungo tempo - qualsiasi fatto che «susciti meraviglia, stupore, in quanto superi i limiti delle normali prevedibilità (dell’accadere) o vada oltre le possibilità dell’azione umana». Che l’evento si verifichi per opera della Madonna d’Oropa è difficile - ma non improbabile - perché la Vergine Bruna si è dimostrata, nei secoli, assai parca nel fare da tramite: com’è noto, per la teologia cattolica «è un fatto straordinario, fuori e al di sopra del consueto ordine della natura, operato da Dio direttamente o per intermediazione di una creatura - la madonna, un santo». Vengono infatti riportati dalle cronache solo tre miracoli straordinari, approvati dalla Chiesa, che riguardano, il primo, un ragazzino di otto anni, Giovanni Sà, «senza parenti e privo d’ogni risorsa, che ebbe la lingua tagliata da quattro ladroni». Lingua recuperata nell’anno 1661 quando si recò ad Oropa per supplicare la Vergine. Il secondo fu Giovanni Battista Perrone che nell’anno 1718 venne fatto prigioniero dai turchi i quali lo sollecitarono - con quali strumenti di persuasione ve lo lasciamo immaginare - a rinnegare la fede cattolica. Al rifiuto gli venne mozzata la lingua. Ritornato in Piemonte grazie ai Padri Francescani si reca al santuario - per l’incoronazione del Taumaturgo Simulacro di Maria d’Oropa - dove «si sentì crescere la lingua e recuperare la parola». Il terzo miracolo riguarda Giovanni Vallet che all’età di nove anni rimase paralizzato in seguito a malattia. Si raccomandò alla Madonna «con voto di recarsi a piedi in caso di guarigione».
Cosa che fece perché la guarigione effettivamente avvenne, nel 1672, come attesta la sentenza del Vescovo d’Aosta Alberto Baily che, coadiuvato da nove Teologi e Canonici, istituì il processo canonico.
E’ giunto il momento di invocare il quarto «miracolo», che non verrà registrato dalla Chiesa ma più pragmaticamente dal bilancio del Santuario. Il ministro dei Beni Culturali, Gennaro Sangiuliano, durante la sua visita in città, colpito dalla maestosità del complesso monumentale non esita a definirlo «un luogo denso di storia, di grandi tradizioni e ricco di valori artistico-culturali». «Oropa ha un amico in più», titola il quotidiano La Stampa, «che si presenta ai biellesi non con un assegno in bianco o con l’ordine di un bonifico ma con una promessa: gli interventi di riqualificazione del territorio avranno titolo per avere accesso al piano dei grandi progetti per i beni culturali per il 2024». E, nel corso di una conferenza stampa in biblioteca, va oltre: rivolgendosi alle istituzioni e agli addetti ai lavori - convocati in fretta e furia per l’occasione - li esorta a darsi da fare «perché la cifra che il ministero è in grado di mettere a disposizione varia dai 10 ai 20 milioni di euro». Per Biella si tratterebbe - il condizionale è d’obbligo, considerati i precedenti - di manna caduta non dal cielo ma direttamente dal Collegio Romano - sede del ministero - e servirebbe per realizzare più di un progetto per il rilancio del Santuario mariano. Per chi ha fede, è il momento di rivolgersi direttamente alla Madonna Nera - per il quarto miracolo - affinché illumini i nostri amministratori e li renda consapevoli della grande occasione che vienne loro offerta. Per gli scettici è l’occasione per verificare se dalle parole sono finalmente in grado di passare ai fatti - le elezioni si avvicinano. Per chi ama Biella, e noi siamo tra questi, è una grande opportunità. Senza scomodare santi e madonne, ci rivolgiamo direttamente agli assessorati e agli uffici competenti affinché sappiano approfittare del momento magico - se ci sarà.
Marziano Magliola

Lascia un commento