Naldini: il «Terzo Paradiso-Unesco» affidatelo a professionisti

L’INTERVISTA

Il Terzo Paradiso è il passaggio a uno stadio inedito della civiltà planetaria indispensabile per assicurare al genere umano la propria sopravvivenza e introduce un principio sostanziale: ri-formare i comportamenti etici che guidano la vita comune sulla base di un equilibrio sostenibile con la natura. A quanto pare, invece, la gestione, a distanza di quattro anni dal progetto Città Creativa Unesco, sta creando più incertezze che soddisfazioni.
In questi anni in giro per l’Italia e per il mondo, Paolo Naldini direttore di Cittadellarte Fondazione Pistoletto, ha incontrato centinaia, forse migliaia, di persone attive nel cambiare concretamente le cose.
«È straordinario – ci racconta Naldini – come portano avanti queste persone la proposta e la vision rappresentata dal segno/simbolo del Terzo Paradiso, un nuovo mito che nasce a Biella».
Naldini, di recente ritorno da New York al Mid-Term dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, luogo dove Cittadellarte ha presentato ai leader del mondo un’installazione temporanea del Terzo Paradiso, (unico simbolo dell’arte presente per questa occasione presso il Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite a New York, dopo che dal 2015 presso la sede ONU di Ginevra lo stesso simbolo campeggia in un’installazione monumentale permanente), benché incoraggiato dal grande successo e dagli apprezzamenti ricevuti ci parla quasi amareggiato.
«Il mio grande desiderio – spiega Naldini – è che il Terzo Paradiso, simbolo che ha contribuito in modo determinante all’assegnazione a Biella del titolo di Città Creativa Unesco, oggi apprezzato in tutto il mondo, sia percepito come ‘un valore d’identità e un patrimonio del Territorio’. Quando Franco Ferraris, ex presidente FCrb, insieme ai presidenti delle varie associazioni e ai sindaci di tutti i Comuni Biellesi, con determinazione e soprattutto senso di unione per il bene della comunità, vollero che il Terzo Paradiso fosse il simbolo di Città Creativa Unesco, ritenevano che questo “logo” rappresentasse la ri-nascita di un territorio verso la prosperità sostenibile che tutto il mondo sta cercando. Invece, ci ritroviamo, a distanza di anni, a dover rimettere insieme i cocci pur avendo costruito un percorso che sembrava essere tracciato».

– Ci scusi Naldini. Ci sta dicendo che il segno del Terzo Paradiso realizzato per l’Unesco non ha innescato un cambiamento? È un patrimonio che non è stato riconosciuto dai Biellesi?
«Che il simbolo del Terzo Paradiso non sia apprezzato lo escludo – prosegue Naldini -, ciò che manca è da parte delle istituzioni coinvolte nel riconoscimento Unesco, una strategia che faccia del Biellese un territorio attrattivo, dove si voglia venire a vivere in armonia, equilibrio e prosperità. Serve un piano strategico, con priorità, obiettivi, tempi, strumenti e risorse. E che ciascuno faccia la sua parte, con il ruolo di guida che le istituzioni dovrebbero fare per prime. Il problema è che oggi, sono ancora in tanti, purtroppo, a non aver capito che il riconoscimento Unesco e il simbolo del Terzo Paradiso appartengono a tutti noi, alla nostra comunità. Certo, Michelangelo Pistoletto ha un diritto d’autore, ma il Maestro ne ha concesso gratuitamente l’utilizzo. E soprattutto i fatti sono questi: il simbolo nasce a Biella ed è offerto nel 2019 per la designazione Unesco. Pare che alcuni biellesi non abbiamo capito il potenziale che questi fatti rappresentano per tutti noi. Solo nella scorsa settimana il simbolo (e noi biellesi con esso) è stato protagonista alle Nazioni Unite di New York e al Teatro La Scala di Milano dove sono stati assegnati i premi per la moda sostenibile della Camera Nazionale della Moda sotto la luce dei riflettori del sistema mediatico globale. Molti personaggi famosi, istituzioni, ma anche organizzazioni di volontariato e persone comuni sono profondamente colpiti dal significato di questo simbolo e lo associano a Biella».

– Quindi il simbolo del Terzo Paradiso è servito solo a vincere la candidatura città creativa Unesco e non a innescare nei biellesi un valore?

«Dal 2019, da quando è stato lanciato il Terzo Paradiso, ad oggi, di strada ne abbiamo fatta tanta. Sono stati messi in campo tanti progetti e tanti investimenti, uno fra tutti Cascina Oremo, ma anche il laboratorio mostra di Biella Città Arcipelago a cui sono invitate a partecipare liberamente tutte le organizzazioni del Biellese che si riconoscono nella visione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Ciò che non ha funzionato è la messa a sistema di tutte queste attività in un organismo unico con una efficace operatività. Eppure abbiamo persino costituito l’associazione per le città creative Unesco dedicata a questo preciso scopo, ma non è stata messa in condizione di fare ciò per cui era nata, se non alcune iniziative anche importanti ma senza che sia stato possibile cogliere le opportunità di follow up: penso al Forum sulla Sostenibilità del 2021 che ha fatto conoscere Biella alle altre 200 e più città creative Unesco e che avrebbe potuto innescare progetti per portare qui turisti. E si sarebbero dovuti organizzare modi per coinvolgere, sulla matrice viva della designazione Unesco, i Biellesi in attività coordinate su questa stessa declinazione di attrattività per la cultura e il ben vivere nel nostro territorio: noi stessi ne avevamo proposti alcuni».

In conclusione, mentre fuori dai nostri confini il simbolo, grazie a Pistoletto, sta continuando a creare un’immagine importante di Biella e del Biellese, al nostro interno chi lo ha gestito non è riuscito a farlo decollare e a raccontare ai cittadini biellesi quante potenzialità poteva e può ancora generare. «Mi sento di lanciare un appello alle istituzioni pubbliche e private – conclude Naldini – perché si trovi la concordia necessaria ad operare immediatamente: l’unica strada che riconosco è affidare a professionisti la realizzazione di un programma preciso con obbiettivi, azioni e tempi chiari, definito nelle sue linee di indirizzo dal Comune e dagli altri attori coinvolti».
Michele Porta
Michele Porta

IL RETROSCENA

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Dopo le dimissioni di Morchio: Corradino: non siamo capaci di spiegare il brand Unesco

Per l’assessore Barbara Greggio le dimissioni del “suo” focal point per la gestione del brand Unesco, Marco Morchio, appena sette mesi dopo la nomina (Eco di lunedì scorso 2 ottobre), è ininfluente.
«Sono polemiche personali - ha dichiarato - a cui non intendo replicare. La mia risposta sarà data con l’organizzazione del Forum Unesco del 20 e 21 ottobre e con l’annuncio del lavoro svolto finora. Lascerò poi ai cittadini il giudizio su come abbiamo operato».
Certo, il marchio di Biella Città Creativa Unesco è in capo alla città di Biella che, però, nel 2019, dopo il riconoscimento in sintonia coi soci promotori, le Fondazioni Crb e Pistoletto, aveva creato l’associazione di sostegno allargata a soci privati, enti e associazioni. Da allora il conflitto fra il sistema Crb, industriali Uib e fondazioni non si è mai sopito ed è culminato nelle dimissioni di massa del luglio 2022. Il tentativo di unire le cariche di direttore dell’associazione e focal point comunale nel manager Marco Morchio è abortito nel settembre 2023: «L’assessore vuol fare lei da sola». E ora? «L’Associazione così com’è - dice il sindaco Claudio Corradino, presidente anche dell’associazione Unesco, che ora deve gestire la “patata bollente” - non funziona per l’obiettivo che si è posta. Avremo di nuovo due persone in ambiti diversi per lo stesso scopo. Ma il vero problema, al di là delle beghe, è che bisogna fare in modo che il brand Unesco, che non rischiamo certamente di perdere, diventi parte integrante di questa città perché fino ad oggi, tutti quanti, non siamo stati in grado di spiegarlo. Di questo l’associazione ora dovrà occuparsi».
R.A.

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