Rapporto BenVivere: Biella è poco generativa e scende all’84° posto

Due classifiche diverse da cui emerge un trend comune: l’Italia del «BenVivere» subisce una battuta d’arresto rispetto ai passi avanti confortanti degli anni precedenti con Biella tra le aree basse e medio-basse. Lo dice la quinta edizione del «Rapporto sul BenVivere delle Province Italiane 2023: classifiche, indicatori ibridi, benessere soggettivo, partecipazione e invecchiamento attivo» che mostra un generale peggioramento sul territorio nazionale. Per molti parametri che, in base alla visione dell’economia civile, sono stati individuati per calcolare il benessere di un Paese (dal criterio della generatività fino a quello sulla partecipazione attiva dei cittadini) non si è verificato lo scatto in avanti di cui l’Italia invece avrebbe avuto bisogno. Lo studio – presentato l’altra settimana al Festival Nazionale dell’Economia Civile di Firenze – è curato da Leonardo Becchetti (nome noto a Biella per le sue lezioni ai corsi di Economia civile della Fondazione Crb), Dalila De Rosa e Lorenzo Semplici ed è stato pubblicato sabato dal quotidiano dei vescovi italiani «Avvenire» con un inserto di 16 pagine. E contiene appunto due graduatorie: quella del BenVivere dei Territori 2023 e quella della generatività.

Nella prima classifica uno degli aspetti generali più preoccupanti è che non si registrano miglioramenti significativi fra le tre macroaree geografiche del Paese: il Sud non recupera sul Nord e sul Centro e quest’ultimo non recupera sul secondo. Un quadro diversificato a seconda dei territori: a Biella – dice la classifica – c’è una situazione complessiva e diffusa di minor «BenVivere». Siamo infatti collocati al 66° posto su 107 province, abbiamo perso tre posizioni sul 2022, e siamo nell’area «medio-bassa» insieme ad altre 9 province del nord comprese Vercelli e Verbania (le altre piemontesi sono tutte in area medio alta, con Alessandria che registra un exploit di 15 punti). E’ Bolzano che mantiene la leadership, seguita da Pordenone e Prato.
In generale, in un anno segnato dal superamento definitivo della pandemia e dall’urgenza di accelerare sulle transizioni (ambientale, sociale e culturale) secondo i curatori dell’indagine a incidere positivamente o in negativo sui vari territori sono stati soprattutto alcuni dei 77 parametri impiegati: i servizi per la persona e gli indicatori di demografia e famiglia, l’impegno civile e nella sicurezza.
E se il Ben-Vivere peggiora, la classifica di generatività (che consiste nell’impatto atteso delle azioni della cittadinanza) mostra una sostanziale stabilità rispetto allo scorso anno. Anche qui il primato è della provincia di Bolzano, seguita da Trento e Milano: curiosamente (ma forse no) i nomi coincidono con quelli ai vertici delle altre classifiche note sulla qualità della vita. Biella recupera una piccola frazione percentuale sul 2022 (è oggi all’84° posto), ma con un trend migliorativo: dal 2020 ha guadagnato 9 posizioni. Complessivamente resta però la condizione generativa arretrata della nostra provincia che si trova nell’area di “bassa generatività” in atto condividendo il peggior risultato al Nord solo coi cugini di Vercelli e Verbania e con Rovigo e Ferrara. La situazione è cristallizzata in particolare per indicatori come l’età media della madre al parto, il numero medio di figli per donna, le banche del tempo, la raccolta differenziata e il numero di Neet (i giovani che non studiano né lavorano), il numero di cooperative iscritte all’albo e il numero di startup innovative, questi ultimi due valori in riduzione quasi ovunque.
Tra i pochi indicatori a evidenziare un generale miglioramento c’è quello dell’impegno civile in termini di cash mob e slot mob organizzati che migliora in quasi tutte le province. «Ma questa forma di mobilitazione – dicono i curatori – andrebbe accompagnata da una fioritura diffusa e sostenuta anche in altri campi: dalle opportunità di lavoro alla capacità di creare imprese e organizzazioni sociali. Solo a quel punto la rivoluzione della generatività potrebbe davvero decollare».

Uno studio, quello di Becchetti & Co. che dovrebbe far riflettere l’intera classe dirigente pubblica e privata biellese, ma anche i singoli individui. «Perché – scrive Becchetti – la creazione di beni e servizi resta senza dubbio un aspetto importante perché il valore economico dei beni prodotti e venduti ci dice della nostra capacità di creare occupazione e ricchezza economica che ci consente di pagare i debiti pregressi. Ma con il cammino del benessere equo e sostenibile attraverso un processo partecipato le parti sociali del nostro Pese identificano una serie di dimensioni chiave per la qualità della nostra vita come salute, istruzione, qualità del paesaggio, ecosistema, qualità della vita di relazioni, efficienza dei servizi, qualità del mercato del lavoro e sicurezza».
Ed è la sinergia fra questi due segmenti del vivere che può dare buoni frutti. Per metterci in moto per un fine che ci appassiona, dice Becchetti che suggerisce un approccio contributivo. Cioè cosa posso fare io per essere generativo e dare un contributo di di creazione di valore e di valori al mio territorio. Insomma, è ora di mettersi in gioco in prima persona.
Roberto Azzoni

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