Il turismo biellese tra dubbi incertezze e tante speranze

«Il settore del turismo è un fenomeno economico e sociale complesso». Lo scriveva nel 2009 Stefano Mosca, allora direttore dell’Atl del Biellese.
Negli anni nel Biellese si è parlato molto di turismo e delle potenzialità che tale settore economico ha e potrà avere nel futuro. Il tema è ed è sempre stato al centro del dibattito pubblico, oggetto di attenzione sia da parte delle pubbliche amministrazioni che delle associazioni imprenditoriali del territorio oltre che, in misura sempre più rilevante, degli abitanti. L’aumento di interesse, la crescita in termini numerici del settore ed i cambiamenti socio-economici che hanno trasformato la provincia negli ultimi anni, impongono un’analisi sulle dimensioni attuali del turismo ed una riflessione seria sulle potenzialità future.

I NUMERI DEL TURISMO

Dall'Italia: 3.194.190 con una percentuale del 57,5%
Dall'estero: 2.356.880 con una percentuale del 42,5%
TOTALE: 5.551.070

Cosa si intende per turismo? Chi è un turista? Quale tipo di turismo o quali tipi di ‘turismi’, si vuole sviluppare? Quali sono le dimensioni di questo fenomeno? Chi sono gli attori e a quali logiche sottendono?
Le domande, che ci si poneva nel 2012, sono tante ed attuali ancora oggi. A confermalo sono i dati dell’Osservatorio Turistico del Biellese e della Regione. Il settore ricettivo biellese, si legge nel rapporto giugno 2022, rappresenta circa il 3% dell’offerta ricettiva regionale e, se pur nel 2021 abbia registrato un incremento rispetto all’anno precedente maggiore del tasso di crescita regionale, rispetto a 10 anni fa tale offerta è cresciuta meno del totale regionale e alle destinazioni piemontesi del Distretto dei Laghi e delle Langhe Monferrato Roero.
Nel 2021 sono stati registrati nel Biellese 81.362 arrivi e 188.785 presenze che, rispetto al 2012, significano un sostanziale meno 20%.
Il profilo demografico del turista nel Biellese, ricalca il profilo medio regionale con una distribuzione concentrata nelle fasce di età fra i 45 e 64 anni. Maggiore la presenza maschile nel settore alberghiero rispetto a quella femminile.
I principali mercati esteri per dinamica dei volumi transati sono Francia, Belgio, Germania, UK e Svizzera con picchi nei mesi estivi di luglio e agosto.

La filiera turistica, conta oltre 1.400 realtà imprenditoriali per circa 4.500 addetti complessivi. Una fetta rilevante (pari all’8,3%) del tessuto produttivo complessivo della provincia. Le imprese della filiera si sono ridotte del 3,3% nel corso del 2021 rispetto al 2020. Il confronto con il decennio precedente (2021/2012) mostra, invece, un’espansione del 3,7%. Si tratta di aziende di micro dimensione (0-9 addetti) nel 94,4% dei casi che prediligono la forma giuridica della ditta individuale (43,3%) e della società di persone (35,4%). Nonostante le difficoltà, il comparto turistico (alloggi e ristorazione) produce il 2,6% del valore aggiunto provinciale, dato di poco inferiore a quello medio regionale (2,9%) e nettamente più basso rispetto alla media nazionale (3,8%).
L’impatto della crisi, peggio della pandemia, nel prossimo futuro sarà durissima, soprattutto in questo settore. Da qui alla fine dell’anno rischiamo di perdere centinaia di posti di lavoro. Il settore sarà uno dei più colpiti. Per bar, ristoranti e alberghi, i costi energetici sono aumentati vertiginosamente: dal 300% al 600%.
La parola d’ordine, oggi, è fare squadra e le aperture a nuove alleanze, ci sono. Tutti insieme, – lo dice Paolo Zegna – ce la possiamo fare e quanto dimostrato fino ad oggi deve rappresentare un segnale importante per convincere, in primis noi biellesi, che meritiamo di farcela. Va sviluppato l’orgoglio biellese mettendo da parte anche i campanilismi che purtroppo ci accompagnano da tempo. E come scrive Paolo Naldini, dobbiamo pensare al nostro territorio come a un’opera da farsi.

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