Piazze sempre più vuote nell’era dei social media

Le piazze da luoghi d’incontro a nuovi spazi vuoti. Nel XVI secolo le piazze nascevano come luogo d’incontro, spesso perimetrate da porticati. Piazza Ducale a Vigevano, la Santissima Annunziata a Firenze e a Loreto, dove Bramante trasformava lo spazio aperto risalente al medioevo in una «piazza grande», modellata sul Foro di Giulio Cesare, a Roma.
Si partiva dalla conoscenza degli impianti antichi nei quali l’area forense, prima che venisse adottato il cosiddetto impianto ippodameo (schema attribuito a Ippodamo, che si basava su tre assi longitudinali, orientati in direzione est-ovest, intersecati da assi perpendicolari, orientati in direzione nord-sud), era dislocata in posizione variabile. Dall’agorà greca, luogo di riunione della collettività, al forum romano, luogo di aggregazione, esiste una continuità non interrotta nei secoli successivi.
Lo spazio rettangolare o comunque regolare diventato il perimetro nel quale inserire una zona a verde, talvolta organizzata intorno ad un monumento, più recentemente ha subito un’involuzione. Lo svuotamento delle funzioni e la realizzazione di nuove piazze accanto (piazza Vittorio Veneto per fare un esempio), hanno contribuito e contribuiranno ad accrescerne la marginalizzazione, a decretarne la «morte». Le politiche urbanistiche hanno prodotto pianificazioni non di rado irragionevoli. Prive di prospettiva e senza legami con la tradizione. Ferme al presente, incapaci di immaginare e quindi indirizzare ogni tipo di sviluppo. Spazi destinati a rimanere vuoti, adibiti a parcheggi, utilizzati saltuariamente per eventi o installazioni panoramiche, nei quali l’aggregazione è rimasta sulle tavole dei progetti e impermeabili al resto che è intorno. Le nuove piazze sono diventate i social network, dove virtualmente ci s’incontra, si parla, si gioca, ma senza incontrarsi, senza parlarsi, senza giocare davvero. I centri commerciali sono diventati i luoghi nei quali restituire fisicità alle relazioni. Ma né gli uni, né gli altri hanno di fatto sostituito le piazze. Piuttosto ne hanno surrogato le funzioni. In questo hanno fallito le politiche degli ultimi decenni e non solo quelle urbanistiche, ma anche quelle culturali e sociali.
Intanto, altrove, non solo in Italia e in Europa, si sperimenta, introducendo il modello «coperto». Dal Museo del Territorio, un luogo strategico dove far coinvolgere il patrimonio Biellese in tutte le sue eccellenze, al MuLab di Cittadellarte dove il tessile occuperà il suo spazio, Biella ha l’opportunità di ri-generare le sue «piazze».
Michele Porta

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