Lucia Azzolina: «Per ripartire la parola è femminile. Scuola»

INTERVIENE IL MINISTRO ALL’ISTRUZIONE LUCIA AZZOLINA

Prima tra le province piemontesi e ventitreesima a livello nazionale nella qualità della vita per le donne. Biella comincia a tingersi di rosa, secondo l’indagine condotta dal Sole 24 ore, ma è un colore ancora un po’ spento rispetto alle enormi risorse al femminile che può vantare questa città. Qualche settimana fa in città è stato presentato il manifesto Biella 2030. Tra i giovani under 30 che hanno pensato le 10 idee di sviluppo sostenibile dedicate al territorio, la maggior parte erano ragazze.

Giovani donne piene di entusiasmo e capacità. Un bel segnale per il futuro di Biella ma anche un avvertimento: la città ha un grande margine di crescita dovuto proprio alle energie femminili che hanno voglia e diritto di esprimersi appieno. Ad analizzare i 12 indicatori che compongono la ricerca del Sole 24 Ore, Biella ha buoni punteggi complessivi che la proiettano, come detto, al primo posto tra le città piemontesi. Emerge però un punto debole leggendo la classifica: la città arranca quando si parla di impresa al femminile. Sono ancora troppo poche le donne che guidano aziende in città o riescono a raggiungere ruoli di leadership. Un problema non facile da inquadrare. Vivo qua ormai da anni e ho impiegato poco tempo a riconoscere la «marcia in più» delle donne biellesi. Lo dice una siciliana che ha lasciato la propria terra senza certezze ma convinta di potersi costruire la propria strada in autonomia e indipendenza solo grazie al lavoro e alla tenacia. So dunque riconoscere la laboriosità e il valore dell’impegno e della responsabilità. E alle donne biellesi certo non mancano. È possibile che i ritardi che ancora si registrano nell’indice di ‘managerialità al femminile’ siano dovuti a più variabili, sociali e territoriali, che si sono stratificate nel tempo. Lo svuotamento demografico progressivo che si è registrato in città negli ultimi 20 anni (Biella ha perso quasi 15 mila abitanti) ha reso la città più fragile. Anche la pubblica amministrazione ha bisogno di più donne. Io mi aspetto e mi auguro una politica più rosa sul territorio. Oggi abbiamo sindache bravissime, ma sono poche. Il loro esempio deve ora guidare una nuova voglia di partecipazione. I cittadini hanno già dimostrato tante volte di saper premiare le competenze e lo spirito di servizio di tante brave donne in politica. Il gender gap non è una questione cittadina naturalmente, è semmai un tema nazionale. Il percorso verso una piena realizzazione delle pari opportunità ha subìto un forte rallentamento in pandemia. Ogni crisi colpisce inevitabilmente le categorie più fragili, le limitazioni dovute alle misure anti-Covid hanno però direttamente inciso sulla quotidianità delle donne. Una lenta ma costante crescita degli standard relativi all’abbattimento del gender gap registrata nell’ultimo decennio si è pericolosamente fermata. Troppe donne sono state costrette, in questi mesi, a scegliere tra lavoro e cura dei figli. Chi aveva un lavoro spesso ha fatto fatica a mantenerlo, chi non l’aveva ha rinunciato a cercarlo. Le politiche per la riduzione del gender gap hanno bisogno soprattutto di investimenti. Circa 7 miliardi di euro del Pnrr sono assegnati a progetti per il sostegno al lavoro e all’imprenditoria femminile e per gli asili nido, altra variabile direttamente connessa alla capacità di emancipazione e crescita professionale delle donne. Ma c’è anche un’altra via che non deve essere sottovalutata. Per rimetterci in corsa la parola chiave è una ed è femminile: scuola. L’antidoto alla sofferenza della partecipazione rosa alla vita dell’imprenditoria e dell’amministrazione cittadina è composto da un mix di sostegno sociale e di incentivi a percorsi di studio e formazione.
Per contrastare la sotto-rappresentanza femminile nelle professioni emergenti (vedi lo squilibrio nell’accesso alle cosiddette materie Stem), per rendere le donne protagoniste dei lavori del futuro. La scuola è il più grande ed efficiente ascensore sociale del Paese. A scuola si entra e si esce alla pari: stesse opportunità di crescita per tutti. Tante scuole del territorio sono guidate da bravissime dirigenti scolastiche, valore aggiunto e riferimento per la rete al femminile di Biella.
Lucia Azzolina
Ex Ministro dell’istruzione e del merito (Luglio 2022)

CHI È LUCIA AZZOLINA

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Nata a Siracusa il 25 agosto 1982 è una politica e docente italiana.
Ha frequentato l’Università degli Studi di Catania, dove ha conseguito una laurea triennale e una laurea magistrale in filosofia; successivamente ha ottenuto l’abilitazione all’insegnamento di storia e filosofia presso la scuola di specializzazione all’insegnamento secondario e nel 2008 ha iniziato ad insegnare prima a La Spezia e successivamente a Sarzana.
Specializzatasi in insegnamento del sostegno a Pisa, si è laureata anche in giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Pavia nel 2013 con specializzazione in diritto amministrativo. Dopo la seconda laurea ha svolto la pratica forense occupandosi di diritto scolastico.
A gennaio 2014 diviene insegnante di ruolo presso l’Istituto di istruzione superiore Quintino Sella di Biella e si è dedicata all’attività sindacale a tempo pieno presso l’Associazione nazionale insegnanti e formatori (ANIEF); tornata all’insegnamento attivo nel 2017, è poi entrata nello staff dirigenziale del liceo.

Carriera politica:
Alle elezioni politiche del 2018 è stata candidata nelle liste del Movimento per la Camera dei deputati nel collegio plurinominale Piemonte 2

Sottosegretario di Stato all’Istruzione settembre 2019 è diventata Ministro dell’istruzione dal 10 gennaio 2020 al 13 febbraio 2021 ministro dell’istruzione nel governo Conte II.

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