A scuola lasciateli sperimentare: ne va del loro futuro

La prima volta che ne ho sentito parlare è stato durante le vacanze di Natale da una delle mie figlie che fa la ricercatrice all’estero. Non ho dato retta. Ho fatto male. Poi, martedì 31 gennaio, all’inaugurazione della fiera tessile Milano Unica a Milano, è stato chiamato per uno degli speech Marco Montemagno, divulgatore e imprenditore digitale basato a Brighton sull’oceano a sud di Londra. E lui, nel raccontare i trend del futuro per il Made in Italy, ne ha citati due annunciando che sarebbero esplosi in pochi mesi: l’intelligenza artificiale e la tracciabilità dei materiali.
Dunque, aveva ragione mia figlia? Eh sì. E da allora è stata una lunga corsa. Prima l’eccesso dell’impiego spasmodico e modaiolo in ogni campo: chi ha cominciato ad usarla a scuola per scrivere – copiando le indicazioni di ChaptGpt, l’applicazione ad hoc per l’AI – temi e compiti in classe, chi per pubblicare fotografie false come Papa Francesco che indossa un piumino stile Balenciaga o Moncler, che a marzo è diventata virale nel giro di pochissime ore o quella dell’ex presidente USA Donald Trump rappresentato in manette, chi tempestando ChatGpt di «prompt», ovvero richieste-trappola, per mettere alla prova l’AI, poi il blocco in Italia, poi lo sblocco.
E siamo qui.
Le ricadute per l’economia si annunciano esponenziali. Un recente studio di McKinsey quantifica in miliardi l’opportunità per il settore del fashion e a cascata del tessile, studio che prendiamo a prestito perché di interesse per il nostro Distretto. Secondo il rapporto ‘Generative AI: Unlocking the future of fashion’, nei prossimi tre-cinque anni, l’AI potrebbe generare tra 150 e i 275 miliardi di dollari di profitti per l’industria della moda. Dal design dei capi ai contenuti, all’impiego più razionale dei dati per il rapporto col mercato e i consumatori, ai progetti 3D, ai modelli virtuali per campagne video: l’AI crea nuovo spazio per la creatività, ma anche per i processi amministrativi e il marketing. Può anche rimodellare la catena di approvvigionamento e la logistica, le operazioni di negozio e le funzioni organizzative e di supporto.
Montemagno a Milano Unica aveva anticipato che l’AI «diventerà fondamentale anche nel settore del lusso: dalla generazione di idee alla progettazione, dai processi di produzione alla personalizzazione dei prodotti e dei servizi». McKinsey parla anche delle criticità: tra queste, il problema della copia e dell’imitazione, cioè del copyright.
Ma le innovazioni tecnologiche possono rappresentare un ipotetico rischio per la distorsione della realtà? Ci sono scienziati che dicono che non solo siamo di fronte all’Intelligenza Artificiale, ma siamo sull’orlo di creare una Coscienza Artificiale. In verità ChatGpt è progettata per tirare fuori il meglio dagli uomini, non per offrire loro un semplice “copia e incolla”. Più infatti si fanno domande informate e puntuali, più le risposte sono dettagliate e adeguate. Il nostro piccolo esperimento sul Biellese ne è un esempio: le risposte – diranno molti – sono scontate. Ma – appunto – bisogna fare le domande e, poi, verificare le risposte.
Se ChatGpt diventerà sicuramente uno strumento prezioso e infaticabile, non meno attenzione bisognerà dedicarle dal punto di vista delle ricadute sulle persone. E se il mondo sta cambiando più velocemente di quanto uno si aspetti, noi tutti dobbiamo imparare ad essere consumatori vigili di informazioni. E per farlo dobbiamo essere preparati, formati. Dunque, a scuola inutile vietare l’uso di ChaptGpt, tanto chi avrà genitori più avanti di altri per mille ragioni, anche solo economiche, potrà usarla a casa. Dovrà, la Scuola, reinventarsi, in fretta, davanti a un sistema che permette di redigere, in pochi secondi, temi, relazioni, tesi di laurea.
Alla fine dei conti non è il mondo che cambia a dover far paura, ma come le innovazioni più clamorose vengono usate. “Dio è il primo tecnico, la tecnica è l’ultimo Dio” diceva il filosofo Emanuele Severino. Non saranno dunque le macchine robotizzate e l’AI a distruggerci, ma la nostra propensione a demonizzare il nuovo invece di governarlo con fiducia, saperi e cervello che solo gli uomini hanno a disposizione. Anche a Biella.
Roberto Azzoni

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