Massimo Gianolli tra alta finanza e passioni di famiglia

Massimo Gianolli – amministratore delegato Generalfinance

Il Consiglio di Amministrazione di Generalfinance, rappresentato dall’amministratore delegato Massimo Gianolli, ha aggiornato e approvato il 4 ottobre 2022 il Piano Industriale 2022-2024, il primo dopo l’aumento di capitale e la quotazione su Euronext STAR Milan del mercato Euronext Milan di Borsa Italiana. Il Piano Industriale si basa sulla volontà di Generalfinance di sviluppare ulteriormente la propria crescita in maniera sostenibile sfruttando al meglio i vantaggi della piattaforma digitale proprietaria, per generare una profittabilità elevata mantenendo un costante presidio del rischio.
Il Resoconto intermedio di gestione al 30 settembre evidenzia un utile netto pari a 8,4 milioni di Euro, in significativa crescita (+28%) rispetto all’anno precedente e un patrimonio netto a 54,3 milioni di Euro. Il risultato netto, su base adjusted, si posiziona a 9,2 milioni di Euro, +40% anno su anno con un turnover, pari a 1.431 milioni di Euro (+55% a/a).
Il Piano Industriale aggiornato prevede di raggiungere nel 2024 un turnover pari a 3.400 milioni di Euro (CAGR 2021-2024 +33,7%) e un utile netto pari a 21,5 milioni di Euro (CAGR 2021-2024 +31,5%).
Massimo Gianolli, Amministratore Delegato di Generalfinance, ha dichiarato: «L’aumento di capitale e la quotazione su Euronext Star Milan rappresentano il punto di partenza per un’ulteriore fase di sana crescita dell’azienda. Riteniamo di avere tutte le capacità e potenzialità per continuare nel nostro percorso di sviluppo, poggiato sulla solidità patrimoniale, la diversificata struttura di funding, la piattaforma digitale proprietaria e il ruolo di supporto a realtà distressed. L’approccio responsabile verso le aziende in difficoltà, che consente di preservare posti di lavoro, tradizione e know how aziendale che rappresentano il patrimonio delle nostre realtà imprenditoriali, si combina con la disciplina patrimoniale e finanziaria e con la politica di incentivi e crescita personale, vero motore del successo di Generalfinance. I nostri obbiettivi, in sintesi, sono: robusta crescita sostenibile, profittabilità elevata e rischio contenuto».

L’INTERVISTA

Generalfinance, la boutique della finanza, opera nel settore finanziario dal 1982. Con sede a Milano e a Biella. Da vent’anni è specializzata nel finanziamento «su misura» alle imprese, realizzato mediante l’anticipazione dei crediti commerciali cui si affianca l’accorta gestione degli stessi; una combinazione che permette ai clienti non solo di ottenere lo smobilizzo del denaro circolante, ma anche di trarre vantaggio da un comprovato miglioramento dei tempi d’incasso, oltre che dalla sensibile riduzione delle insolvenze. Inoltre, offre servizi flessibili volti alla risoluzione delle problematiche creditizie proprie dell’impresa, che possono essere estesi anche a clienti e fornitori. Generalfinance offre anche competenze professionali specifiche per il supporto finanziario dell’impresa ‘in crisi’, a partire dal manifestarsi delle prime difficoltà fino al termine del processo di risanamento, supportando i propri clienti nella fase di predisposizione e in quella di esecuzione delle diverse procedure previste dalla normativa di settore, ed accompagnandoli successivamente, quando la crisi è superata».

– A cosa si deve il risultato di questa crescita?
«Quest’anno la nostra attività compie 40 anni», ci racconta Massimo Gianolli. «La crescita di Generalfinance ha radici profonde: è nata come Presto Leasing nel 1982 in Piazza Adua e si occupava di Leasing e prestiti al consumo. Otto anni dopo, subentrando al papà, l’attività è stata resettata con il cambio del naming in Generalfinance e con un nuovo modello di business. Siamo partiti da zero – sottolinea Gianolli – fattura dopo fattura, entrando all’interno di ogni azienda sul territorio, soprattutto nella filiera tessile, sempre con una crescita programmata. Due sono gli elementi fondamentali del nostro sviluppo, che hanno cambiato il corso della nostra storia: la crisi del 2008 con il “blocco” del sistema bancario ci ha permesso, grazie ad una logica imprenditoriale, di accelerare un percorso di espansione. Successivamente, grazie all’esperienza maturata nel corso della pandemia Covid, abbiamo scommesso mettendo a disposizione delle imprese, strumenti di protezione, anche per quelle in difficoltà: le cosiddette cure con iniezioni di risorse economiche per la continuità della loro attività. Ci tengo a sottolineare che se un’azienda è in sofferenza, per noi deve essere curata e non lasciata morire. Tutto questo ci ha permesso nel 2021 di mettere sul campo un turnover finanziario per oltre un miliardo e 400 milioni, con un trend di crescita anche per i prossimi anni».

– Mi può parlare di prospettive di business per il 2022?

«Vedo un trend di crescita continuativo: in particolare, oltre agli strumenti messi a disposizione dallo Stato per interventi mirati all’utilizzo di fondi per le imprese, Generalfinance oggi è l’unico intermediario finanziario che si è specializzato in “Special Situation”, ovvero consulenza e assistenza nella gestione straordinaria della crisi e UTP – “Unlikely to Pay” (improbabile che paghi, ndr). Questi due elementi del successo – continua Gianolli – sono le potenzialità del nostro mercato. Per parlare in termini più comprensivi, ci rivolgiamo a quelle imprese che le banche classificano di serie B o C, a cui non danno più credito: un’azienda senza credito è come un uomo senza ossigeno. Sono elementi di salvaguardia per la composizione della crisi d’impresa e ci permettono di tutelare le aziende, i territori e i posti di lavoro, anche con cure dimagranti, altrimenti morirebbero. Anche grazie all’effetto della pandemia, oggi c’è maggiore attenzione e disponibilità da parte di molti imprenditori a lasciar curare le proprie imprese nel cambiamento: questo è fondamentale».

– Lei è nato a Biella. Cos’hanno di speciale gli imprenditori biellesi?

«Devo dire che gli aggettivi che meglio ci contraddistinguono sono capacità, serietà e qualità. Questo profilo british, questa classe che ancora è il punto di forza del biellese, fa sì che soprattutto gli imprenditori tessili ci permettano di vestirci con eleganza e con abiti sartoriali, che tutti ci invidiano. Quando entro dal mio sarto a Milano, io sento ancora la mia Biella, perché siamo capaci di fare eccellenza, di innovare. Purtroppo, per alcuni, abbiamo ancora poca duttilità a cambiare e a uscire dalla nostra terra. Quest’ultima è stata una caratteristica di debolezza, perché siamo troppo chiusi e fossilizzati nel perseverare sempre la stessa via. Le imprese che invece hanno guardato al di là con un profilo internazionale, oltre ad innovare, hanno capito quali erano i trend, cosa e dove dovevano produrre, dove aprire negozi e boutique; stesso discorso per la finanza: i biellesi che hanno avuto successo hanno preso la valigia e sono andati in giro per l’Italia e per il mondo. Oggi qualcosa sta cambiando e i giovani che stanno entrando nelle aziende questo lo hanno capito».

Massimo Gianolli con il papà nella tenuta veronese

– Passiamo alla passione di famiglia: suo papà oltre ad essere un imprenditore nel campo della finanza, nel veronese era proprietario di terreni agricoli. Lei nel 2005 ha dato vita a La Collina dei Ciliegi, perché questa attività?
«Mio papà ha origini milanesi, nato a Verona nel 1925, per una serie di motivi fu allevato da una balia a Grezzana, Verona. Benché la sua vita sia stata condotta tra Milano, Biella e Verona, con quest’ultima ha mantenuto un legame con la terra e con quella donna. E all’inizio degli anni settanta, all’epoca agente dell’assicurazione Generali in via Gramsci, proprio per radici di cuore, acquistò il primo terreno in quei luoghi dove nacque. Da cinquant’anni abbiamo continuato ad acquistare terreni, realizzando la Collina dei Ciliegi che, insieme alla mia famiglia e al mio lavoro, è il mio orgoglio, la mia passione. L’azienda, da una piccola produzione nel 2005, oggi è una tenuta di 58 ettari, nota per i rossi decisi e intensi come l’Amarone Ciliegio, il Corvina Camponi, il Valpolicella Superiore Formiga, il Valpolicella Superiore Ripasso Macìon, e i bianchi, come il Brut e il Garganega Cà del Moro, venduti in tutto il mondo».

– Massimo Gianolli, se dovesse dare un consiglio agli imprenditori biellesi di oggi, cosa consiglierebbe?
«In primis, cuore e passione: se non hai passione non vai da nessuna parte. Secondo, costanza: come un alpinista scala gli ottomila, un imprenditore se vuole fare impresa deve avere chiaro il suo impegno costante. Poi, direi sicuramente la dedizione: ogni seme che pianti non è detto che cresca il giorno dopo, ma i frutti li vedrai dopo anni. Non può mancare l’umiltà, soprattutto per i giovani. Prestare attenzione, imparare a scrivere gli errori per non ripeterli, sono caratteristiche fondamentali. Ultima ma non meno importante, l’apertura mentale: saper ascoltare, essere predisposti al cambiamento e guardare avanti scrivendo il libro dei tuoi prossimi anni, sono altri tasselli importanti».

– Tra mille impegni in giro per il mondo, quando torna a Biella che idea ha del territorio? Su cosa dovrebbe investire oggi il biellese?

«Se la mia attività è prevalentemente focalizzata a Milano, evidentemente a Biella qualcosa manca. L’imprenditore, deve andare a cercarsi il lavoro fuori città, ma ha il dovere di lottare contro tutto e tutti per ottenere ciò di cui un territorio ha bisogno. Io mi auguro che con il Pnrr si realizzino strade e ferrovie, perché Biella è isolata. Per la bellezza del luogo, per l’enorme patrimonio immobiliare dismesso; per la qualità della vita e della sicurezza, se vogliamo attrarre eccellenze, imprese e famiglie dobbiamo uscire dall’isolamento. Questa è l’ultima opportunità che abbiamo: o puntiamo sui collegamenti o è inutile investire in altre opere che non serviranno a nessuno. Prendiamo ad esempio l’Università, i poli fieristici, la logistica: senza le infrastrutture non servono. Rischiamo di avere un cimitero degli elefanti» conclude Gianolli.
Michele Porta

Lascia un commento