Lockdown energetico: la tempesta perfetta

«La tempesta perfetta» è scoppiata da tempo. Un lockdown energetico che rischia di mettere sempre più in difficoltà imprese, esercizi commerciali e famiglie a causa dell’esplosione dei costi. Tralasciando le scelte «politiche» fatte negli ultimi trent’anni, ovvero, i «no» alle trivelle, ai gasdotti, ai rigassificatori, ai termovalorizzatori, al nucleare di nuova generazione, ai parchi eolici, fotovoltaici e geotermici, molto probabilmente, non saremmo stati esenti da forti aumenti anche se i nuovi obiettivi e strumenti europei fossero stati stabiliti prima, tenendo anche conto delle incertezze che gravano sulla effettiva realizzazione dei MW necessari per avviarci sulla strada della transizione, rispetto alla quale, come ribadito in modo condivisibile dalle istituzioni UE, non esistono in ogni caso alternative.

NUMERO DI IMPIANTI FOTOVOLTAICI PERIODO 2019-2020

Nel 2019: 3.023 pari al 5,52%
Nel 2020: 3.190 pari al 3,15%

Il 19 settembre ci chiedevamo cosa sarebbe accaduto nel breve periodo. Riusciranno i Paesi europei a fissare un tetto al prezzo del gas? Ad oggi, 21 ottobre, il presunto accordo sul price cap del gas, annunciato dall’ultimo Consiglio Ue, non può avere alcun impatto immediato sulla riduzione delle bollette, in quanto rimanda a misure ancora da definire; un lavoro che potrebbe richiedere mesi. Per migliaia di aziende, un rinvio che potrebbe significare la chiusura. Di fatto, benché sbandierato come un successo, l’accordo Ue assomiglia a un contentino per l’Italia, che per prima, in marzo, aveva chiesto all’Europa di introdurre il price cap sul gas senza mai ottenerlo, e ora viene salutato con questa promessa finale: l’ennesimo rinvio europeo. I 27 paesi Ue continueranno ad agire ciascuno per conto proprio, facendo leva sul proprio bilancio statale?
Nel breve termine, quindi, quello che potevamo fare è già stato fatto, a partire dall’aumento dei flussi da gasdotti come quello algerino, al razionamento della domanda energetica (tutta da verificare) e ai recenti decreti (ben quattro con 62,6 miliardi di euro messi in campo) approvati dal precedente consiglio dei Ministri.

Il futuro?
Risulta ormai evidente come, anche in un contesto di maggior penetrazione delle rinnovabili rispetto a quello attuale e di un loro ulteriore guadagno di competitività, che il gas sarà fondamentale per il funzionamento del sistema non solo rimanendo ancora per lungo tempo la fonte marginale che condizionerà i prezzi elettrici nazionali, ma anche per l’equilibrio e la sostenibilità del sistema in un quadro di programmato aumento delle fonti di energia rinnovabili. Tra qualche anno, forse, possiamo sostituirlo con altre fonti per garantire in modo affidabile, sostenibile e moderno il nostro sistema energetico (la finalità dell’obiettivo 7 dell’Agenda ONU 2030) che ci impone un drastico cambiamento anche alla luce della crisi climatica. La strada verso la «Net Zero», è stretta ed è necessario un dispiegamento massiccio di tutte le tecnologie energetiche pulite ed efficienti disponibili. Intanto, per le bollette si prospetta un inverno incerto. La crisi energetica, benché il prezzo del gas sia diminuito, ha fatto salire i costi dell’elettricità e del riscaldamento. Anche se i Governi hanno messo in campo un piano sull’uso dei comportamenti volontari e decreti aiuti per alleggerire i costi per famiglie e imprese, dobbiamo «sperare» che l’inverno non sia troppo rigido.

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