Na figura da ciculatè

Si narra, che Torino e il cioccolato, sono una storia d’amore dolce e infinita. A partire da Emanuele Filiberto di Savoia, che spostò la capitale ducale da Chambéry a Torino nel 1559, portando nel capoluogo piemontese i primi semi di cacao. Il cioccolato, inizialmente servito a corte come bevanda per la merenda pomeridiana, si diffuse in tutti gli strati della popolazione diventando una delle tradizioni culinarie per eccellenza.
Al cioccolato però, oltre a queste delizie, è legata anche una tipica espressione: «fè na figura da ciculatè» (fare una figura da cioccolataio), ovvero fare una figuraccia. L’espressione, nasce dal fatto che, visto il successo di questa delizia gastronomica, alcuni maestri cioccolatai torinesi guadagnarono fama e soldi tanto da diventare delle figure ricche del tempo tra la borghesia.

All’epoca i borghesi si spostavano con carrozze trainate da soli due cavalli, ma tra il ‘700 e l’800, pare ci fosse un cioccolatiere che andava in giro con una carrozza trainata da ben 4 cavalli. Il Duca Carlo Felice vedendolo passare, risentito, lo convocò chiedendogli di non ostentare abitudini reali in quanto il re di Sardegna non poteva permettersi di fare «na figura da ciculatè». Di conseguenza Carlo Felice avrebbe commissionato una carrozza ben più lussuosa e regale di quella del ricco cioccolataio, affermando: «Quando esco in carrozza non voglio fare la figura di un cioccolataio».

Bei tempi e altri tempi quelli di una volta. Oggi, invece, capita a Biella e non a Torino, che la Giunta guidata da Corradino, la «figura da ciculatè» siano abituati a farla senza battere ciglia. Capita, quando annunciano il programma elettorale che non viene realizzato in nessun punto, capita, quando a «furor di popolo» annunciano che gli ex Lanifici Rivetti e Pettinature diventeranno un nuovo centro commerciale. Non capita, invece (è la loro fortuna?), che dalla parte opposta ci sia un Re o un Duca a richiamarli all’ordine, a spronarli a tenere un profilo morigerato e, a replicare alle boutade che in più occasioni sono solerti lanciare come sassi in uno stagno. Assistiamo, da quattro anni a questa parte, ad un muro di gomma che sembra non arrestarsi. Sarà un caso, ma a noi ricorda tanto quel cioccolatiere che quando usciva in carrozza non si accorgeva di fare «na figura da ciculatè».
Michele Porta

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