Indice Climatico: Biella è 79.a in Italia rispetto alle 107 province

Biella, in base all’ultima indagine sul benessere climatico realizzata dal Sole 24 Ore è al 79esimo posto assoluto e seconda in Piemonte, su 107, tra le città italiane con il clima migliore. I dati che presentiamo analizzano 10 indicatori che rilevano le performance meteorologiche delle diverse città, nel decennio compreso tra il 2008 e il 2018.
A salire sul gradino più alto del podio, fino al 2018 era Imperia, seguita da Catania e Pescara. Ma in generale da quanto emerge dall’indice del clima, sono soprattutto le città del sud, e quasi tutte sulle coste, a primeggiare; oltre a Catania tra le prime dieci troviamo anche Bari, Barletta, Crotone, Cosenza, Siracusa.
In fondo alla classifica, il Piemonte posiziona quattro dei suoi capoluoghi: Verbania (100esima), Alessandria (103esima), Vercelli (105esima) e Novara (106esima). Solo Pavia (107esima) va peggio di noi.

LA POSIZIONE IN PIEMONTE

Cuneo è al 55° posto in classifica rispetto agli capoluoghi di provincia piemontesi

L’indagine del quotidiano fotografa l’indice del clima nelle province italiane con 10 indicatori: ore di sole, indice di calore, ondata di calore, eventi estremi, brezza estiva, umidità relativa, raffiche di vento, piogge, nebbia e giorni freddi.
Come detto nella classifica generale, Biella è al 79esimo posto con poco più di 510 punti (Imperia ne ha 799). Il capoluogo biellese si piazza dietro solo a Cuneo in tutto il Piemonte; la provincia granda è al 55esimo posto della classifica. Insomma, se Biella non ride, gli altri capoluoghi di Regione «piangono».
Come potevamo immaginare, a far scendere il capoluogo laniero nella classifica finale influiscono sicuramente i parametri sulle «ore di sole», «piogge» e «eventi estremi». In questi tre indicatori siamo al 102esimo posto, ma il clima negli ultimi anni è ancora cambiato e le prospettive non sono rosee.

Il consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza per la crisi idrica in Piemonte, oltre alla Lombardia, al Veneto, al Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna, fino al 31 dicembre 2022. Complessivamente, il governo ha stanziato 36,5 milioni, di cui 7,6 destinati al Piemonte. «Serviranno a mettere in campo le opere di somma urgenza per dare respiro alla nostra rete idrica», ha fatto sapere il presidente della Regione Alberto Cirio in una nota, auspicando che: «dopo lo stato di emergenza venga riconosciuto anche lo stato di calamità per la nostra agricoltura». La cifra riconosciuta al Piemonte non è molto lontana dal fabbisogno quantificato dalla Regione stessa, per gli interventi più urgenti. Nei giorni scorsi, infatti, il Piemonte aveva già stilato un primo piano per raggiungere gli obiettivi di razionalizzazione nei consumi d’acqua e il miglioramento della rete idrica, con un elenco di 250 interventi per un valore totale di 121 milioni di euro. Di questi, 8 milioni servirebbero per le urgenze legate all’emergenza di questi mesi: potenziamento delle pompe, ripristino dei pozzi e interventi sulle dighe, che il futuro commissario dovrebbe poter autorizzare in deroga alle regole sugli appalti. La Regione ha già speso 800mila euro per le autobotti, inviate in quei comuni dove i rubinetti sono già a secco. I restanti 112 milioni di euro serviranno per reti, acquedotti e serbatoi: servono progetti definiti, da finanziare con il piano nazionale di ripresa e resilienza, che la task force della struttura commissariale potrà poi accompagnare nella loro realizzazione.
I fiumi sono a secco, i terreni brulli, e il caldo è torrido. Il deficit di precipitazioni negli ultimi sei mesi è stato del 55 per cento, rispetto alla media storica. A maggio, il secondo più caldo dal 1965, le temperature sono state di 2,5 gradi più elevate del normale e nella prima decade di giugno di 0,9 gradi. Il manto nevoso in quota è ridotto del 60 per cento rispetto alla norma: ci sono 227 milioni di metri cubi rispetto ai 555 che dovrebbero esserci: prima d’ora il minimo si era toccato nel 2007, quando si era arrivati a 257. Anche i temporali o rovesci che potranno esserci nei prossimi giorni, non saranno mai sufficienti a invertire la rotta. Dal riso al grano, intanto, l’emergenza siccità sta mettendo in ginocchio la maggior parte delle colture del Piemonte. Dopo l’allarme sulle produzioni risicole tra Biellese, Novarese e Vercellese, in queste ore cresce la preoccupazione per il grano, la cui raccolta si avvia alla conclusione. Una stima di Coldiretti attesta un meno 30 per cento per la produzione di grano piemontese di quest’anno.
Anche l’Arpa lancia il suo grido d’allarme: «Per contenere gli effetti della siccità – spiega in una nota il direttore di Arpa Piemonte Angelo Robotto – ognuno può fare qualcosa: non siamo ancora al punto di dover chiudere i rubinetti, ma dobbiamo consumare acqua in maniera oculata. Non sta a noi stabilire misure di razionamento ma è un’ipotesi che, alla luce dei numeri, non mi sento di escludere».

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