Consoliamoci con l’asfalto…

Mentre stamane si apre il lotto 6B dell’autostrada Asti-Cuneo, tra la tangenziale di Alba e lo svincolo Alba-Ovest, la Pedemontana è ancora al palo. Nel senso che le cose si muovono, ma con la lentezza tipica delle procedure trentennali per cui quello di cui c’era bisogno nel secolo scorso, forse ci sarà per la fine del terzo decennio del secolo in corso.
Ora, qualcuno direbbe – come il Canton Biellese dei Massimo Guabello -, nulla è perduto, tutto ciò che arriva è meglio di niente; oppure – come gli irriducibili ex Verdi oggi agganciati al M5s di Giuseppe Paschetto – che insistono nella politica del rinvio, opponendo veti ad uno sviluppo che – dicono – «mangia» solo territorio.
Ma – diciamolo francamente – non è possibile che il Biellese continui tuttora a restare il fanalino di coda delle infrastrutture mobili, l’unica provincia e città capoluogo che non abbia un collegamento autostradale in Italia, tanto più che per i treni la strada non è in discesa. E, purtroppo, quando l’obiettivo è in vista, ci si rende conto che è sempre troppo tardi. Come fu per la direttissima Cossato-Valle Mosso che arrivò quando gran parte del tessuto produttivo della valle Strona e della valle di Mosso si era sfilato lasciando i top players quasi soli in pista col rischio di una filiera – un tempo a chilometro zero – mezza frantumata.
Il pensiero corre a quando, con inopinata e miope visione di futuro, si decise di interrompere la superstrada Biella – Cossato a Masserano nel vuoto della Baraggia. L’obiettivo della tangenziale di Cossato fino a via per Castelletto Cervo arrivò negli anni Ottanta, ma poi fu tutto un dimenarsi per un decennio fino all’attuale svincolo di Masserano-Rollino. Infine, più nulla, chiacchiere e distintivo. Intanto, la neonata provincia è scesa da 200mila a 175mila abitanti, le case sono deprezzate all’ultimo posto in Italia, la sfida della seconda gamba dell’economia turistica si scontra coi tempi lunghi necessari per creare un brand di territorio che non ha – come le Langhe – la forza del tartufo e del barolo.
E questo vale anche per le visioni risalenti al 1995: il completamento del Maghettone, tangenziale ovest verso l’autostrada A4 Milano-Torino, o il raddoppio della Trossi o, infine, la riesplorata tangenziale lunga di Mottalciata per tenere aperta una finestra verso Carisio: la buona volontà oggi per fortuna è bipartisan. Ma adda venì baffone.
Morale. Mentre ci dimeniamo sull’opportunità di elettrificare anche la Biella-Novara (e ci mancherebbe altro, anche solo per ragioni di sostenibilità) possiamo consolarci con l’asfalto. Sì, con la riasfaltatura della Cossato-Valle Mosso che l’Anas sta finalmente operando in questi giorni. Ma anche qui, per ottenere i lavori di manutenzione ordinaria, è servito un anno di proteste dei pendolari malpancisti. Comunque, sempre meglio che le nostre amministrazioni pubbliche che in quanto a spese per viabilità e infrastrutture (vedi tabelle alle pagine IV e V) sono in fondo alla classifica del Belpaese, che resta bello anche con le strade groviera.

Roberto Azzoni

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