Su educazione e welfare investiti 116milioni di euro

Franco Ferraris – Presidente Fondazione CRB

Nel corso dell’evento per i 30 anni della Fondazione CRB, il Presidente Franco Ferraris ha posto il focus sull’investimento forte sui giovani che stanno esponendo le loro idee con il «Manifesto Biella 2030», sottolineando che le reti oggi in un società sempre più interconnessa a livello globale sono fondamentali per la buona riuscita di ogni progetto.
«Tutti i bandi della Fondazione – ha illustrato il Presidente Franco Ferraris – si ispirano agli obiettivi dell’agenda 2030 per la sostenibilità sia sociale che ambientale. Sempre di più dobbiamo passare dalla politica degli annunci alla politica del fare e la Fondazione è attiva in questo senso. Il benessere delle persone è al centro del nostro operato quotidiano, con l’orgoglio di difendere ciò che le generazioni precedenti ci hanno lasciato. Abbiamo di fronte grandi sfide: la formazione, la scuola, la sanità sono tra gli strumenti più efficaci affinché questo possa avvenire. Contribuire affinché le cose succedano».

– Su questi ultimi tre temi, formazione, scuola e sanità qual è il contributo della Fondazione?

«Sono tre temi che intercettano due delle principali aree di intervento della Fondazione: Educazione e ricerca e welfare e territorio. Sono aree sulle quali la Fondazione ha investito moltissimo in questi trent’anni: 66,5 milioni di euro per l’Area Educazione e 49,5 milioni per l’area Welfare».
«Le principali erogazioni in queste due aree hanno riguardato Città Studi, società strumentale della Fondazione, con 44,7 milioni di euro e le attrezzature per il Nuovo ospedale con 16 milioni di euro deliberati che hanno permesso di acquistare attrezzature per un valore di 20 milioni di euro».
«Come si vede l’intervento dell’Ente è stato determinante per lo sviluppo di realtà strategiche come il Polo Universitario biellese, oggi proiettato verso l’internazionalizzazione grazie alla nuova convenzione ventennale con l’Università di Torino e il Nuovo ospedale di Biella, anch’esso nel pieno di un processo di clinicizzazione che valorizzerà il capitale umano oltre che le attrezzature tecnologicamente avanzate donate dalla Fondazione al servizio dei pazienti».

– Nel corso del convegno lei ha posto la persona al centro, in particolare i giovani. Oggi Biella è la città più anziana d’Italia, (106esima) e 104esima su 107province per quoziente di natalità. Quale futuro può avere Biella? Quale contributo sta mettendo in campo la Fondazione CRB e la “rete” per consegnare ai giovani una città più “smart” per il loro futuro?

«I dati sull’invecchiamento della popolazione biellese sono noti da anni, è un processo strutturale di lungo corso che peraltro vivono anche molte altre province piemontesi e dovuto a una serie di complessi fenomeni. Ciò detto è evidente che Biella deve puntare sui giovani come capitale preziosissimo e vitale per il proprio futuro, lo deve fare sia facendo restare a Biella i pochi giovani che ci sono sia attirandone di nuovi sul territorio».
«Per comprendere al meglio le problematiche dei giovani abbiamo messo a punto con OsservaBiella e con gli enti che ne fanno parte un articolato report che attraverso i dati disegna la situazione dei giovani biellesi tra opportunità e mercato del lavoro per partire da qui per progettare i futuri interventi».
«La Fondazione dunque lavora in modo strutturale e circolare per rimuovere alla radice le problematiche e invertire i processi, impostando una programmazione pluriennale che tiene conto dei dati e del monitoraggio dell’efficacia degli interventi. In occasione del trentennale abbiamo poi fatto un passo ulteriore dando la parola agli under 30 e chiedendo a loro di sviluppare 10 idee per una città più inclusiva e più smart, queste idee fanno parte del manifesto “Biella 2030” e la Fondazione le approfondirà tutte per studiare nuovi progetti e nuovi bandi per dare risposta a queste istanze chiedendo al contempo ai giovani stessi di farsi parte attiva del processo. La prima risposta concreta a una delle idee l’abbiamo già formulata con il bando “Armona+” per stimolare la comunità e ripristinare bellezza e armonia appunto nel contesto urbano».

– Biella nella classifica delle città più sostenibili è scesa dal nono posto in Italia al 34esimo. Secondo lei, quanto è sostenibile oggi il nostro capoluogo? Quali ritiene siano i punti di forza e di debolezza del modello biellese?

«Biella in realtà è una città impegnata in un forte processo di transizione che sta accelerando proprio in questi anni per cui sarei cauto nell’esaminare i dati. Il territorio ha moltissime potenzialità sia economiche sia culturali oltre al noto “saper fare biellese” che, unito alla creatività tessile, ha portato al riconoscimento Unesco e che applicato ad altre sfide, come ad esempio la transizione ecologica, potrà darci molte positive soprese e collocarci sul podio delle città più sostenibili».
«Ciò detto è evidente che Biella è un territorio ricchissimo di verde e di acque, risorse naturali da preservare e curare abbattendo gli sprechi, contrastando con azioni dedicate l’inquinamento degli spazi naturali, valorizzando il grande valore aggiunto dell’accessibilità diffusa di piccole produzioni alimentari a km 0 stimolando un’alimentazione sana».
«Tutte idee e proposte concrete espresse dai giovani biellesi under 30 che hanno scritto il “Manifesto Biella 2030” e che la Fondazione aiuterà a realizzare nei prossimi anni».
«Un grande e specifico contributo alla transizione green potrà poi essere dato da tutto il territorio con i progetti legati alla sostenibilità, tracciabilità e riciclo delle produzioni tessili, un settore in cui il Biellese può davvero esprimere il meglio delle proprie competenze».

– Oggi sia in ambito culturale, sia nel tempo libero non brilliamo. Quali strumenti sta mettendo in campo la Fondazione CRB per rafforzare gli impegni, proteggere e salvaguardare il patrimonio culturale e naturale del biellese?

«Anche qui dobbiamo distinguere tra eventi e proposte culturali e per le famiglie, sui quali il territorio esprime una proposta varia e qualificata, e occasioni e luoghi di divertimento per i giovani».
«Nel primo caso penso alla programmazione culturale, alle mostre, ai concerti, ai convegni del Polo culturale di Biella Piazzo e in cui ha sede tra l’altro una delle più attive Università popolari d’Italia e che stanno rivitalizzando il Borgo storico, penso alla ricchissima proposta di laboratori, centri estivi, corsi sia culturali sia sportivi oltre che spazi a disposizione dei bambini. Una ricchezza di servizi che ci colloca ai primi posti in Italia per questa fascia d’età che ha a disposizione anche una biblioteca specializzata all’avanguardia e a cui presto saranno messi a disposizione anche i modernissimi spazi di cascina Oremo».
«Sui bambini e sui giovani la Fondazione punta infatti moltissimo anche attraverso i progetti Muse alla lavagna e Muse ad Olimpia. E’ vero d’altra parte che mancano i luoghi di aggregazione e del “divertimento” puro per alcune fasce giovanili per le quali l’offerta è più carente, ce lo dicono i dati di Osservabiella e ce lo dicono i giovani del Manifesto “Biella 2030”, anche su questo la Fondazione potrà fare dei ragionamenti nei limiti però delle sue prerogative».
– Entro il 2030, l’ONU, con i suoi obiettivi ci chiede di fornire particolare attenzione alle esigenze di chi è in situazioni vulnerabili, alle donne, ai bambini, alle persone con disabilità e agli anziani. La Fondazione CRB come si sta muovendo su questo obiettivo?

«La Fondazione opera a favore delle categorie fragili per Statuto dalla sua costituzione. L’area Welfare e territorio è una delle aree di intervento principali e i bandi, progetti, iniziative per queste categorie, sia continuativi sia emergenziali sono numerosi. Molto importante la rete e la collaborazione consolidata con tutti gli Enti e i servizi preposti e anche la collaborazione su scala piemontese con altre Fondazioni come nel caso del bando “Equilibri” proprio sulla conciliazione che stiamo mettendo a punto con la Compagni di San Paolo».
«Sempre per le donne in stato di vulnerabilità e per i loro bambini la Fondazione ospita a Palazzo Gromo Losa, in un contesto magnifico, il Centro aiuto alla vita che, con la sua azione quotidiana, ha dato aiuto negli anni a moltissime donne».
«Per gli anziani poi dobbiamo ricordare Villa Boffo data in comodato ad Aima per la creazione di un luogo inclusivo e sperimentale per la cura e la prevenzione delle malattie neurodegenerative e Alzheimer».
«Infine va citata la “Casa della comunità” che ha trovato casa nell’ex Monte di Pietà e che ottimizza i servizi socio-assistenziali».
«Tutti immobili di proprietà della Fondazione messia disposizione del bene comune perché la nostra felicità è nella felicità degli altri».

– In tre parole da dove deve ripartire Biella e il Biellese?

«Competenza, innovazione, inclusione».
Michele Porta

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